di Thierry Meyssan
9 Luglio 2011
dal Sito Web RedVoltaire

traduzione Nicoletta Marino

Versione originale

 

 

Tra gli obiettivi della guerra contro la Libia sono compresi il fermare lo sviluppo dell’Africa, permettere l’installazione della base militare AfriCom statunitense in Cirenaica e iniziare lo sfruttamento coloniale del continente africano da parte degli Stati Uniti.


Per comprendere meglio questi obiettivi, che non si menzionano mai, la Rete Voltaire intervista Mohammed Siala, ministro della Cooperazione e amministratore del fondo sovrano di Libia.

 

 

Mohammed Siala riceve i ricercatori della ReteVoltaire
Mahdi Darius Nazemroaya / Red Voltaire

 

 

 

Rete Voltaire: la Libia è un paese ricco di gas e di petrolio. Questo paese ha creato l’Autorità Libica per gli Investimenti con un capitale di 70.000 milioni di dollari.

Come utilizzate questo capitale?
 

Mohammed Siala: E’ certo che disponiamo di importanti risorse, ma non sono rinnovabili. Per questo abbiamo creato l’Autorità Libica per gli Investimenti per proteggere le ricchezze delle future generazioni, come i Norvegesi.


Dedichiamo pure, una parte di questi fondi allo sviluppo dell’Africa.


Questo vuol dire che abbiamo investito 6000 milioni di dollari per realizzare azioni in favore dello sviluppo del continente africano in settori come l’agricoltura, il turismo, il commercio, le miniere, ecc..


Il resto dei fondi lo abbiamo investito in settori diversi, in paesi diversi, in diverse monete, dappertutto compresi gli Stati Uniti e la Germania, il che ha permesso loro sfortunatamente di congelare parte di questi fondi.
 


Rete Voltaire: Come si applica questo congelamento sul piano tecnico?

Mohammed Siala: Il .congelamento dei fondi si regge sulle leggi bancarie dei paesi dove si trovano.


La regola è che congelano i nostri conti, però possiamo riuscire a liberarli (i fondi) se portiamo la controversia davanti ad un Comitato di Reclamo e possiamo provare che erano destinati per determinati fini.


Per esempio, in questo momento ho terminato di addurre ragioni per lo scongelamento dei fondi destinati a borse di studio di 1200 studenti che abbiamo inviato in Malesia. Stiamo cercando di fare lo stesso con tutto quello che ha a che fare con le sovvenzioni sociali o con le spese di ospedalizzazioni dei nostri cittadini all’estero.


Alcuni paesi non autorizzano l’autorizzazione per utilizzare fondi per l’acquisto di alimenti o medicine. In principio, è nostro diritto, ma molti non danno il permesso di scongelare le somme necessarie o ritardano il processo.


Per esempio in Italia, lo Stato ci nega ogni forma di utilizzare i nostri fondi. In Germania, lo Stato ci autorizza solo quelli per scopi umanitari, ma alcune banche non vogliono scongelare i fondi necessari.. Le interpretazioni per la soluzione sono completamente diverse a seconda dello Stato.

Noi vogliamo una regola chiara: quello che è permesso e quello che è proibito.


Al momento l’interpretazione è politica e si sta imponendo con la forza invece che con il diritto.
 


Rete Voltaire: E’ l’unico problema che state affrontando per garantire l’approvvigionamento?

Mohammed Siala: Stiamo affrontando il blocco marittimo che la NATO ha realizzato che manca di ogni base legale. Impediscono l’arrivo dei nostri approvvigionamenti o li ritardano, inclusi gli invii alimentari.


Si sforzano soprattutto di impedire il rifornimento di benzina anche se questo non è stipulato nelle risoluzioni ONU.

E’ un mese che abbiamo una nave carica di petrolio in attesa a Malta. Per ogni nave mettono in dubbio il doppio utilizzo di chi lo trasporta. La benzina è per i veicoli civili, ma loro dicono che può servire anche per i veicoli dell’esercito. Noi rispondiamo che non hanno il diritto di impedire l’utilizzo delle nostre ambulanze, ecc.


In ogni caso, dall’inizio del conflitto ci impediscono l’approvvigionamento di benzina e noi dipendiamo dalle raffinerie straniere per garantire una terza parte delle nostre necessità. Questo è quello che ha generato l’attuale scarsità.


Teoricamente hanno solo il diritto di ispezionare le navi per garantire che non trasportino armi. In pratica invece hanno compiuto illegalmente un blocco marittimo.


Hanno impedito il passaggio a navi russe e cinesi. Questi Stati devono presentare denuncia al Comitato per le Sanzioni dell’ONU per discutere l’interpretazione delle risoluzioni. E’ un processo interminabile e dissuasivo. Non esiste nessuna base legale che li autorizzi ad agire così, però lo stanno facendo usando la forza, sicuri della loro impunità.


Nonostante tutto, cerchiamo di ottenere approvvigionamenti via terra, ma questo è infimo. Ci vuole un mese per trasportare per camion tutto quello che potremmo scaricare nei nostri porti in un solo giorno.
 


Nota: La Libia ha intrapreso numerose costruzioni in materia di infrastrutture come le gigantesche opere di irrigazione del Great Man Made River.
 


Rete Voltaire: Quali sono i progetti invia di realizzazione?

Mohammed Siala: Esiste una rete ferroviaria nel Nord Africa, ma non in Libia.


Noi vogliamo completarla per rafforzare l’economia regionale e renderla più dinamica. I Cinesi stanno costruendo il tratto tra Tunisia e Sirte e i Russi il tratto che va da Sirte a Bengasi.


Eravamo in trattative con l’Italia per il tratto Bengasi - Egitto e per i locomotori. Avevamo anche iniziati la costruzione di una via transcontinentale nord - sud con il tratto Libia - N’Djamena.


Sono investimenti considerevoli e d’interesse nazionale e abbiamo creduto di poter contare con l’aiuto del G8. Ce lo avevano promesso e ci hanno colto impreparati.


Siamo duri in tema di affari e ricorriamo al sistema delle licitazioni affinché gli aspiranti ai contratti abbassino i loro prezzi. Durante la sua visita nel nostro paese, Vladimir Putin, era d’accordo nell’allineare le tariffe delle imprese russe con quelle dei competitori cinesi.


Abbiamo così ottenuto una differenziazione dei nostri soci.

 


Rete Voltaire: Che succederà adesso con questi progetti visto che c’è la guerra?

Mohammed Siala: Tutti questi lavori sono fermi visto il congelamento dei nostri fondi.


Però continuiamo ad andare avanti con le licitazioni per le tratte che rimangono perché siamo sicuri che la guerra è una questione momentanea e che i lavori ricominceranno. Ci stiamo preparando a continuare con i contratti interrotti al momento per ragioni di “forza maggiore”.


I nostri soci sono disperati per via della guerra. I Cinesi hanno con noi contratti per un ammontare di 20.000 milioni di dollari ed i Turchi per 12.000 milioni. seguono gli Italiani, i Russi ed i Francesi. Questa aggressione non favorisce i loro interessi ed ancora meno la loro partecipazione alla guerra. E’ probabile che alcuni abbiano ricevuto compensi sotto sotto, però non abbiamo informazioni precise al riguardo.


Altri sperano di trarre più benefici conquistando il nostro paese e ottenendo i contratti per la ricostruzione.
 


Rete Voltaire: Quali sono le conseguenze del congelamento dei fondi libici per l’Africa?

Mohammed Siala: Bloccando i nostri fondi hanno bloccato anche le nostre azioni in favore dello sviluppo dell’Africa. Il continente riesce solo ad esportare prodotti non finiti.

Noi investiamo affinché questi prodotti siano finiti in Africa e che vengano commercializzati dagli Africani. Si tratta di creare posti di lavoro e di mantenere la plusvalenza in Africa. Da un parte, gli Europei ci animano (in questo senso) perché questa politica diminuisce il flusso migratorio; dall’altra si oppongono perché dovrebbero rinunciare allo sfruttamento coloniale.


Gli occidentali vogliono mantenere l’Africa nella posizione di continente esportatore di prodotti no finiti, di materie prime.


Per esempio, quando il caffè prodotto in Uganda si esporta in Germania, dove si vende; la plusvalenza rimane in Germania.


Noi abbiamo finanziato istallazioni che permettono di realizzare la torrefazione del caffè, la tostatura, il confezionamento, ecc. . La remunerazione degli Ugandesi è passata così dal 20% all’80%. E’ ovvio che la nostra politica entra in conflitto con quella degli Europei. E questo è un eufemismo.

Noi finanziamo la coltivazione del riso in Mozambico e in Liberia per 32 milioni per progetto e creiamo in ogni caso 100.000 posti di lavoro. Il nostro obiettivo è i primo luogo(di raggiungere) l’autosufficienza alimentare di ogni stato africano e solo dopo l’esportazione. Non c’è dubbio che questo non conviene a coloro che producono ed esportano riso soprattutto se lo utilizzano per speculare.


Costruiamo anche autostrade, per esempio dalla Libia attraverso la Nigeria. Abbiamo collegato il Sudan con l’Eritrea, il che costituisce un gran cambiamento per l’economia regionale e apre prospettive di sviluppo.


Adesso è possibile il trasporto di merci per autostrada e per mare.
 


Rete Voltaire:  Si può dire che la Libia ha poche alleanze diplomatiche, però avete concluso alleanze economiche che le protegge? Possiamo parlare di una diplomazia di investimenti?


Mohammed Siala: Sì. Per esempio noi abbiamo investito 50 milioni di dollari per finanziare la costruzione - con imprese cinesi - di un canale di 32 chilometri per l’irrigazione di zone agricole in Mali.


Il congelamento dei nostri fondi interrompe importanti progetti agricoli in quel paese. Se il (congelamento) continua, ci sarà molto presto un problema di alimentazione e la popolazione riprenderà ed accelererà la migrazione verso l’Europa.


In definitiva , gli Europei non possono darsi il lusso di fermare il nostro lavoro a favore dello sviluppo del continente africano.
 


Rete Voltaire: Disponete di qualche sistema che vi permetta di pagare le richieste del mercato internazionale nonostante il congelamento dei fondi?


Il vostro paese si sente aggredito, mi riferisco perciò all’acquisto di armi e munizioni.


Mohammed Siala: Sono già 4mesi e mezzo che resistiamo. Avevamo imparato la lezione dell’embargo ed eravamo preparati fin dal primo giorno.


Molti stati ci osservano ed anche loro vogliono prendere misure simili per proteggersi dall’imperialismo.