D'Angelo
Credi veramente che lo Stato dovrebbe essere, diciamo,
trasparente nel senso di non esistere se non per il minimo
indispensabile?
Non credi che ci siano delle attività dello Stato che debbano
essere a suo esclusivo appannaggio, per esempio i trasporti, la
sanità, l'istruzione.
Settori che attualmente, ma già da qualche anno non godono di
ottima salute, anzi; e forse proprio a causa di una lenta e
devastante cessione da parte dello Stato ai privati.
Come non vorrei nemmeno essere negli Stati Uniti, dove se non
hai un'assicurazione privata neanche ti fanno entrare in
ospedale.
Siconolfi
Su questo argomento, come sulla questione
dazi, vi è una dialettica interna allo stesso movimento
populista trumpiano.
C'è la parte di
J.D. Vance, per esempio, di
stampo cattolico-conservatore di nuovo tipo, che è favorevole
all'intervento dello Stato in ambito sociale, che vuole dare più
poteri allo Stato per riequilibrare le diseguaglianze sociali.
Poi c'è l'altro lato, incarnato da
Elon
Musk e da
Peter Thiel, che invece
appartengono a quella cultura anarco-capitalista americana,
paleo-libertaria si potrebbe dire, nella quale appunto lo Stato
deve essere ridotto ai minimi termini perché per loro è
fondamentale lasciare totale libertà allo slancio creativo e
produttivo dell'individuo e al potere delle comunità.
Il trumpismo non è una visione unica condivisa.
Anche sui dazi si è constatato questo
dualismo:
Musk è stato il primo a rimproverare a
Trump sulla
questione dei dazi, contrari alla libera economia e
molti dei dissapori che ha avuto con il presidente partono
anche da questa differenza culturale.
Per venire all'Italia, anzi, per quanto
riguarda
l'Unione Europea, la pressione
delle oligarchie, dei comitati tecnico-scientifici nel
regolamentare, disciplinare la nostra vita, è talmente forte che
non si può fare altro che cercare di favorire una riduzione di
questo gigantesco apparato.
E certo, sono assolutamente d'accordo che
rimangano dei servizi minimi garantiti dallo Stato.
Per esempio, le autostrade collegano tutta la nazione ed è un
sistema che, nonostante tocchi l'autonomia delle comunità
locali, deve avere a che fare per forza con lo Stato.
Stessa cosa, come hai detto tu, vale per la
sanità, le scuole, le Forze dell'Ordine.
Tutto ciò va lasciato nelle mani dello Stato
e vanno efficientate, perché non voglio pagare un servizio, ma
il treno si ferma nella tratta per mezz'ora e più.
Però iniziamo ad affrontare anche l'idea di
"Stato".
Lo Stato moderno non è un assoluto nella storia, nasce
con la Rivoluzione francese, col giacobinismo, diventando poi
quell'apparato gigantesco nel quale se c'è una buona dirigenza
politica le cose vanno più o meno bene, come nella prima
Repubblica.
Nel caso di una pessima dirigenza politica,
le cose vanno malissimo per le libertà degli individui e delle
comunità locali.
Ritengo che sia giunto il momento di fare una riflessione sul
senso dello Stato com'è inteso oggi, perché personalmente nella
battaglia contro il neoliberismo vedo molta di quella mentalità
statalista e accentratrice, che è poi la causa principale della
situazione che stiamo vivendo.
Bisognerebbe capire altresì cos'è il
neoliberismo...
Se per neoliberismo s'intende un mercato
iper-regolamentato, dove sostanzialmente nell'Unione Europea
comandano la BCE, la Commissione Europea e varie lobby che hanno
lo stesso potere che potrebbe avere un partito unico, che
vietano la circolazione delle idee e della libertà di parola,
allora io sono anti-neoliberista.
E se per antineoliberismo s'intende
mettere tutto nelle mani dello Stato per creare dei mega
carrozzoni burocratico-economici, in nome di supposte politiche
sociali, dove tutto si rallenta a causa di una eccessiva
attività disciplinare, allora non sono nemmeno
anti-neoliberista.
Io non ragionerei in questi termini: sto cercando di portare il
discorso in un ambito un po' più ampio, più umanistico forse,
cioè vedere se questo modo di organizzare la società è l'unico
possibile e il migliore, cosa che non credo.
Questa è una critica
all'economicismo, al fatto di basare tutta la vita sulla
questione economica.
Personalmente credo che il sistema in cui viviamo oggi,
occidentale, consumistico, capitalistico, economicistico,
chiamalo come vuoi, non solo non è il migliore, ma penso
che prima o poi arriverà alla 'frutta', come si suol dire,
perché i suoi stessi presupposti testimoniano che non può durare
ancora per molto.
Il modello estrattivo sta mostrando la corda.
Considera che il modello occidentale che ci propongono l'Unione
Europea e il World Economic Forum (WEF),
non è nemmeno più consumistico:
è un modello che va verso il
pauperismo.
Il cittadino ideale del mondo d'oggi,
non è più quello che lavora, produce e
consuma, ma quello che sta a casa con il sussidio mangiando
cibo spazzatura dalla mattina alla sera, bombardandosi di
serie televisive, assumendo droghe e psicofarmaci.
Quindi, anche il modello del capitalismo
produttivo, fondato sullo slancio creativo, sul venture capitalist, dei pionieri dell'economia alla Ford, non è
più il modello che spingono le élite.
Quelle élite spingono per un modello molto
"collettivistico", che è quello dove praticamente la produzione
è un peccato di ego, un peccato contro la natura, un peccato che
produce diseguaglianza.
L'Unione Europea ha fatto un'ultima serie di piani e
provvedimenti contro le diseguaglianze.
Questo la dice lunga, perché il loro modello
è il modello di una società burocratica dove comanda una
commissione tecnico-scientifica, fondamentalmente dei
parassiti, e dove tutto il resto è fatto da una massa zombie che
si perde nella vita "ludica", ma che poi tanto ludica non è.
E chi porta avanti tutta
l'economia, se stiamo tutti a casa a guardare la televisione?
L'economia è portata avanti dalle grandi corporation che
fanno un discorso molto ideologico, che nega gli stessi
presupposti del profitto, la molla del plusvalore; tutta la
logica dell'analisi del capitale di Carlo Marx è messa in crisi.
Perché quando Netflix, nonostante subisca
delle grandi perdite di guadagni per le sue serie televisive di
stampo woke dove, per esempio, Biancaneve è
impersonata da una coloured, continua comunque a sfornare
questi prodotti.
Oppure quando la conversione al
green produce un depauperamento totale dell'industria
tedesca delle auto, ma nonostante questo si continua in questo
senso, diventa evidente che il potere dell'idea è molto più
forte della struttura economica e che ci stiamo avviando verso
il pauperismo e, magari, a fare affari con le industrie
cinesi.
L'economia trova sempre i suoi modi per riconfigurarsi.
Ma il modello che loro propongono, non è più
Trump, Berlusconi, Musk, o Reagan, o
la Thatcher, ma lo zombie voluto da Draghi, quello
a cui dici,
"stai a casa che faccio tutto io, ti do
un po' di sussidio, ma fai quello che dico io".