di Pepe Escobar

17 Luglio 2019

dal Sito Web TheSaker

traduzione di Nicoletta Marino

Versione originale in inglese

Versione in spagnolo

 

 

 

 

Song Chen / China Daily

 

 

 

Gli economisti e gli intellettuali occidentali ossessionati dalla demonizzazione per la Cina, non si limitano mai a delle scorciatoie che mettono in evidenza la loro ignoranza.

 

L'ultimo abuso dice che "noi" - come gli intellettuali occidentali - "siamo la versione moderna di Frankenstein di Mary Shelley", che fece l'elettrochock a un cadavere (la Cina) trasformandolo in un "mostro assassino" resuscitato.

 

Allora benvenuti nella scuola di relazioni internazionali Cino-Frankenstein...

 

Come continua? Un remake in bianco e nero con Xi Jinping che interpreta il mostro? Comunque, "noi" - in quanto 'migliore speranza' dell'umanità - dovremmo "evitare di eseguire il ruolo di Frankenstein".

 

L'autore è un professore emerito di economia di Harvard. Nemmeno possiamo identificare chi è il colpevole di questo Frankenstein: l'occidente o la Cina. Questo ci dice molto sugli standards accademici di Harvard.

 

Adesso, paragonate questo con ciò che è discusso in un simposio sulla guerra commerciale nell'Università Renmin a Beijing sabato scorso 13 luglio.

 

Gli intellettuali cinesi cercavano di fotografare l'attuale dislocazione geo-politica provocata dalla guerra commerciale dell'amministrazione Trump, senza definirla per quello che è:

una mossa di 'Frankenstein'...

Li Xiangyang, direttore dell'Istituto Nazionale per la Strategia Internazionale, un gruppo di esperti legati allìAccademia Cinese per le Scienze Sociali, ha messo in risalto che un "divorzio economico" tra gli USA e Cina è,

"completamente possibile", considerando che "l'ultimo obiettivo [degli USA] è contenere l'ascesa della Cina... Questo è un gioco di vita o di morte per gli Stati Uniti.

 

 

 

Separazione

 

Supponendo che si portasse a termine la separazione, lo si potrebbe percepire facilmente come un "ricatto strategico" imposto dall'amministrazione Trump.

 

Indubbiamente ciò che vuole l'amministrazione Trump non è esattamente ciò che vuole l'stablishment degli Stati Uniticome dimostrs una lettera aperta a Trump firmata da decine di professori, esperti in politica estera e capi d'affari che sono preoccupati per la "separazione" con la Cina dall'economia globale quindi se Washington potesse ottenere relamente questa possibilità, genererebbe un'esplosione massiva.

 

Iò che realmente può succedere secondo una "separazione" tra Stati Uniti e Cina, cosa per cui Beijing sta lavorandoattivamente:

Ampliare le associazioni commerciali con la UE in tutto il sud del globo.

E ciò porterebbe, secondo Li, al predominio cinese che offre un accesso più profondo e più ampio al mercato per i suoi soci.

 

Questo sarà il caso presto con la UE, come si è discusso a Bruxelles a primavera.

 

Sun Jie, ricercatore dell'Istituto di Economia e Politica Mondiale dell'Accademia Cinese di Scienze Sociali, ha detto che l'approfondimento delle associazioni con l'Associazione delle Nazioni del Sude Est Asiatico (ASEAN) sarà essenziale nel caso in cui ci sia una separazione tra le opzioni.

 

Da parte sua Liu Qing, professore di economia nellìUniversità di Renmin, ha dato risalto alla necessità di contare sulla migliore gestione delle relazioni internazionali, trattando con tutti, da Europa al sud della Terra, per evitare che le compagnie americane rimpiazzino quelle cinesi con catene di invii globali scelti.

 

E Wang Xiaosong, professore di economia all'Università di Renmin, ha dato risalto al fatto che è assolutamente primordiale una messa a fuoco strategica cinese fatto per trattare con Washington.

 

 

 

 

Tutto sulla 'Belt and Road'

 

Alcuni ottimisti tra gli intellettuali occidentali preferirebbero dare a ciò che sta succedendo un carattere di dibattito vibrante tra i difensori della "moderazione" e "dell'equilibrio offshore" e i difensori della "egemonia liberale".

 

In effetti si tratta di una sparatoria.

 

Tra gli intellettuali occidentali scelti dal confuso Frankenstein, è praticamente impossibile trovare un altro aggettivo ragionevole da dare a Martin Jacques, adesso membro dell'Università di Cambridge.

 

'Quando la Cina governerà il Mondo', il suo famoso libro pubblicato 10 anni fa, esce in un campo editoriale di poco conto con pubblicazioni quasi tutte noiose dai cosiddetti esperti occidentali sulla Cina.

 

Jacques ha compreso che adesso tutto gira intorno alle 'Nuove strade della Seta o l'Iniziativa Belt and Road':

"Il BRI ha il potenziale per offrire al mondo un altro tipo di mondo, un altro insieme di valori, di imperativi, un'altra forma di organizzazione, un altro insieme di rapporti".

Il Belt and Road, aggiunge Jacques,

"offre un'alternativa alla richiesta internazionale odierna. L'ordine internazionale attuale fu disegnato per e solo essenzialmente privilegiare un mondo ricco che rappresenta solo il 15% della popolazione mondiale.

 

Il BRI, d'altro canto, si rivolge almeno a due terzi della popolazione mondiale. Questo è estremeamente importante per questo momento storico".

In effetti, già stiamo entrando nello scenario di una Belt and Road 2.0, definito dal Ministro degli Affari Esteri Wang Yi come un cambiamento di "alta qualità" di "cosa a mano libera" di "pennellata raffinata".

 

Nel Belt and Road Forum della scorsa primavera a Beijing, parteciparono 131 nazioni, impegnatesi con progetti vincolati.

 

La Belt and Road ha come soci 29 organizzazioni internazionali, dalla Banca Mondiale all'APEC, la Cooperazione Economica Asia-Pacifico.

 

A parte il fatto che la Belt e Road adesso si presenta come un vasto e unico progetto di sviluppo per le infrastrutture e il commercio in tutta l'Europa che si estende fino all'Africa e al'America Latina; Beijing adesso dice con enfasi che è anche un marchio esclusivo che cmprende:

  • le relazioni commerciali bilaterali

  • la Cooperazione Sud - Sud

  • gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile sostenuti dall'ONU...

Il commercio della Cina con le nazioni coinvolte nella Belt and Road ha raggiunto $ 617.5 miliardi nel primo semestre del 2019, un aumento del 9.7% anno dopo anno e superando il tasso di crescita del commercio totale della Cina.

 

L'erudito cinese Wang Jisi aveva ragione dall'inizio quando indicò la Belt and Road come una "necessità strategica" per contrarrestare il già scomparso "perno dell'Asia" di Barack Obama.

 

Quindi adesso è il momento affinche gli intellettuali occidentali si coinvolgano in un freak out: così come è la Belt and Road è il nuovo Frankenstein.