Marzo 2013

dal Sito Web Free-News

traduzione di Nicoletta Marino

Versione originale

 

 

 

 

La schiavitù come forma di proprietà privata

 

La storia ci insegna che non possiamo classificare in assoluto i comportamenti come buoni o cattivi. La schiavitù, per esempio, ai gironi nostri, è definita dalla stragrande maggioranza delle persone come una pratica deplorevole e disumana.

 

Indubbiamente agli inizi ha rappresentato una soluzione rivoluzionaria per il conflitto generato da un grande cambiamento di paradigma sociale di quell’epoca:

la transizione dalla forma di vita nomade al nuovo modello di vita sedentaria.

 

Le lotte tra nomadi e sedentari per il cibo, per tutto quello in cui credevano di avere diritto, terminavano con la morte di una delle due parti.

 

Quindi, quando i primi gruppi di gente sedentaria iniziarono a lasciare in vita i nomadi vinti dando loro in cambio un tetto e cibo, obbligandoli ad adattarsi allo stile di vita sedentario, nacque la schiavitù. Per i popoli sedentari era azione più intelligente integrare i vinti dando loro cibo e riparo piuttosto che ucciderli.

 

In questo modo li trasformavano in gente sedentaria. Questo modo di procedere è il presupposto della nascita della proprietà privata sia per le cose sia per gli esseri umani.

 

Se guardiamo cosa significa essere coscienti di chi siamo realmente e a cosa apparteniamo, la storia dell’evoluzione umana è fatta da passi avanti e passi indietro. L’abolizione formale della schiavitù è stata un passo in avanti e allo stesso tempo un inganno.

 

Un passo avanti perché il postulato era che nessun essere umano poteva appartenere a un altro, e questo in teoria poneva fine alla proprietà di esseri umani. E’ stato anche un inganno nel senso che nacquero alternative sociali per ottenere lo stesso risultato evitando che si chiamasse schiavitù.

 

Il lavoro stipendiato e il capitalismo sono stati la forma per sofisticare la schiavitù affinché gli schiavi si potessero sentire liberi in una società falsamente democratica. Quando un popolo non dipende da se stesso, non è libero e non esiste democrazia.

 

Possiamo dire lo stesso dell’individuo e della sua libertà di coscienza.

 

 

 

 

La censura del nostro Medio Evo

 

Tra i passi avanti e quelli indietro della nostra evoluzione troviamo due successi che abbiamo ottenuto durante il periodo dell’alto medio evo. (1)

 

Al contrario di quanto ci insegnano a scuola, fu un’epoca fiorente. La democrazia, sostenuta dall’autogoverno del popolo permise lo sviluppo di una società con dei valori umani molto più avanzati di quelli che sono prevalsi poi fino ad oggi.

 

La storia, però, è stata alterata intenzionalmente, e manipolata affinché i libri di testo nascondano quanto è successo realmente in quel periodo in Spagna.

Fu proprio in questa epoca d’oro della storia di Spagna che si divise di più e la proprietà privata si trasformò in una forma minore. Le terre appartenevano alla comunità e gli abitanti, a rotazione, ne usufruivano.

 

Le decisioni si prendevano insieme in assemblea.

 

A partire dal XIV secolo, però, successe qualcosa che determinò la fine di un passo in avanti e l’inizio di una retrocessione della nostra evoluzione che si è mantenuta fino ad oggi.

 

Questa svolta nell’evoluzione umana in quanto società, continua ad essere una mistero per gli storici che hanno studiato seriamente questa epoca; ma per noi che mettiamo insieme informazioni senza sottovalutare le fonti, sottoponendole però ad una rigorosa verifica e a analisi comparative tra di loro, possiamo dedurre che questa svolta è stata il frutto di un grande piano segreto a lungo raggio, realizzato e eseguito dai cosiddetti saggi di Sion e dai loro eredi.

 

In questo breve articolo toccheremo solo uno di questi concetti di regressione, quello del risorgere della proprietà privata e, recentemente, quello della nascita della proprietà intellettuale.

 

 

(1) "La democrazia e il trionfo dello Stato", "Natura Ruralità e Civiltà", "El giro estatolátrico" (di Félix Rodrigo Mora)

 

 

 

La proprietà privata

 

Il concetto di proprietà privata è un concetto perverso nel senso che ha la pretesa di rifuggire le leggi dell’Universo, anche se sembra che si ottenga solo parzialmente e per un periodo di tempo limitato sul nostro pianeta.

 

Si ottiene parzialmente perché tutto quanto un essere umano dice di possedere materialmente non lo può portare da nessuna parte quando abbandona la sua incarnazione temporale.

 

Se potessero, però lo farebbero.

 

 

 

 

La ragione è che ancora non si sono resi conto che non conviene loro di violare le leggi universali.

 

In Natura, la proprietà non esiste; Nemmeno il nostro corpo fisico ci appartiene. Lo abbiamo in usufrutto per utilizzarlo come veicolo mentre siamo qui.

 

La pretesa di registrare come proprietà privata un’idea o una creazione intellettuale, rende l’idea di quanto alcune società umane si sono allontanate dalla natura e dalle sue leggi universali.

 

Stiamo parlando della stessa pazzia che ha permesso a multinazionali come Monsanto di avere la licenza genetica di specie vegetali. Se Dio non l’ha fatto, perché Monsanto crede di avere il diritto di farlo?

 

Senza ombra di dubbio è una domanda retorica, loro sanno bene che non ce l’hanno, ma fino ad oggi la loro particolare morale glielo permette senza nessun problema. In realtà tutto questo è un grossolano pretesto intellettuale per rubare e sottomettere i propri simili in maniera sfacciata.

 

La stessa cosa possiamo dirla per un tipo qualunque di proprietà.

 

La proprietà privata consiste nel reclamare un presupposto diritto antinaturale per poter ottenere un beneficio alla faccia degli altri. Si tratta di un concetto aggressivo contro la libertà di coloro che sono estranei alle mafie della proprietà.

 

Pretendono di giustificare i loro atti cercando di incriminare chi fa resistenza al pagamento delle loro tasse: per l’utilizzo di una pianta, per far uso dell’acqua, per cantare o condividere una canzone, per recitare un poema…e forse presto per respirare l’aria.

 

 

 

 

Chi sono i pirati?

 

Incriminano i loro simili accusandoli di essere pirati. Ironia della sorte! Li accusano proprio di quello che loro stanno facendo.

 

Brevettando o registrano un’idea come propria, stanno depredando la natura, loro stessi poiché saccheggiano tutti. E poi cercheranno di farlo ancora quando pretenderanno di far pagare per l’uso di quelle idee o cose. Siamo depredati due volte da queste mafie.

 

In realtà, però, siamo depredati una due, mille volte.

 

 

 

 

Per di più, e sfoggiando una grande ispirazione e creatività, riescono a imporre un “canone” per l’acquisizione e l’uso di supporti che permettono di riprodurre testo, immagine e suono. Li chiamano “canoni” ma si tratta solo di una tassa che si paga direttamente alla mafia e da loro lo Stato riceverà la sua IVA.

 

Possiamo vedere chiaramente come questo Stato, che nel caso della maggioranza dei paesi non appartiene al popolo, è direttamente implicato e al servizio di queste mafie e allo stesso modo alle corporazioni finanziarie e alla Banca Mondiale.

 

E dopo l’accusa praticano la vessazione. L’ironia è che la vessazione è definita “persecuzione della pirateria”.

 

Tutto è parte dello sporco affare che chiamano gestione dei diritti. Affare grazie al quale non solo rubano economicamente mediante le tasse, ma che stanno reprimendo la nostra libertà naturale, di tutti gli esseri umani, di condividere e comunicare tra noi.

 

 

 

 

Alle porte del Nuovo Paradigma

 

Adesso, però ci troviamo alle porte di un nuovo paradigma.

 

Si tratta di condividere, insegnare, collaborare. L’energia predominante sarà l’amore. Potenziare il servizio verso gli altri al di sopra del servizio per noi stessi.

 

Non consideriamoci i proprietari intellettuali di niente di quanto esposto fino adesso. Stiamo condividendo tutti la stessa informazione. La creatività consiste nello scegliere frammenti d’informazione e combinarli e mescolarli fino a esprimere quello che vogliamo dire.

 

Tutto questo già esiste fin da prima di averlo elaborato mentalmente. Rendersene conto significa che gli “autori” non sono mai esistiti.

 

Quando un uccello canta sta facendo la stessa cosa che facciamo noi quando stiamo creando qualcosa. Nessun uccello però si è definito autore del suo canto. Alcuni esseri umani si sono allontanati così tanto dalla loro essenza che loro hanno permesso che si autoproclamassero padroni di idee e di informazione dando loro il diritto di appropriarsi di quelle stesse idee e di quell’informazione come fossero le loro.

 

Quello che ci attende nella nuova era che iniziamo con questo cambiamento di ciclo, è la saggezza di riconoscere che la proprietà privata è antinaturale e contraria alle leggi dell’universo.

 

La proprietà privata non appartiene al Nuovo Paradigma.