|

di Antonino Galloni
22 Ottobre 2025
dal Sito Web
Meer
|
Antonino Galloni
è un economista
italiano, laureato in Giurisprudenza a Roma nel 1975 con
studi anche a Berkeley, negli Stati Uniti. È stato
collaboratore dell'economista post-keynesiano Federico
Caffè e docente universitario.
Ha svolto incarichi
di rilievo nel governo e nelle istituzioni italiane ed è
autore di numerose pubblicazioni.
Nel febbraio 2024 è
stato nominato Magnifico Rettore della Unicampus HETG di
Ginevra. |

Miniature di
consumatori con
carrelli della spesa
davanti a pile
di monete:
una
rappresentazione simbolica
del rapporto
tra consumo, denaro
e potere
d'acquisto
Dalle monete
a debito
alle criptovalute,
passando
per le iniziative locali:
un'analisi
nei
sistemi
monetari contemporanei
Sostanzialmente esistono quattro tipologie di moneta.
-
Moneta a debito a corso legale emessa
dalla Banca Centrale contro titoli dello Stato (in genere
meno del 3% di quella a corso legale e "quasi" a corso
legale, vedi il punto successivo).
-
Moneta a debito "quasi" a corso legale
emessa dalle banche sotto forma di credito (in genere meno
del 97% del totale).
-
Moneta non a debito emessa direttamente
dallo Stato (eccezionalmente anche dalla Banca Centrale in
emergenze) per un quantitativo marginale: è quella che non è
contemplata dal Trattato di Lisbona e potrebbe venir emessa
e immessa dallo Stato, nel caso dei Paesi dell'Euro come
valuta parallela a sola circolazione nazionale e non
convertibile.
-
Esiste poi la moneta fiduciaria,
anch'essa a debito, emessa dai privati (cambiali, pagherò,
assegni postdatati, ecc.).
Da quest'ultima categoria promanano le monete
complementari che possono dividersi in tre sottocategorie:
-
scontistica
-
criptovalute
-
moneta locale
La scontistica (es.
lo scec) può fornire un aiuto in
termini di reddito, ma nei limiti dello sconto stesso che, se non è
più elevato del margine operativo dei venditori, rischia di finire
nel cestino dopo aver avvantaggiato il venditore stesso, ma senza
far crescere l'economia: ci sarà solo una fidelizzazione del cliente
al venditore che accetta (di fatto, pratica) lo sconto stesso.
Le
criptovalute non sono
necessariamente a debito perché possono venir accreditate a costo
zero o quasi, ma possono offrire solo uno sconto (e niente cambia)
oppure accreditano moneta scritturale che sarà possibile spendere
dentro ad un circuito sufficientemente ampio che la accetti.
Le criptovalute sono convertibili in moneta a corso legale
secondo le valutazioni di agenzie di intermediazione (moderni
"cambiavalute") e, quindi, comportarsi come titoli di borsa:
salire di valore se vengono domandate e non
spese (il che contraddice alla moneta vera e propria, "non
merce"); crollare nel caso opposto.
Le cripto sono soggette a interessamento da parte
del sistema bancario intenzionato ad
eliminare
il cash e controllare la nuova moneta
(vale a dire il pubblico in generale) in caso di crollo del sistema
finanziario ultraspeculativo attuale.
La moneta locale può essere emessa da un consorzio di produttori in
precedenza spiazzati dai beni della globalizzazione:
quest'ultima, infatti, fornisce beni a
bassissimo prezzo (e di altrettanto bassa qualità), ma, data
l'artificiosa carenza di mezzi monetari nelle tasche dei
consumatori, spiazza (creando disoccupazione locale) le
produzioni tradizionali e di qualità non protette da nicchie.
Quindi, il consorzio emette moneta locale
(che non può essere spesa fuori dal territorio e dal circuito che la
accetta) e consente ai produttori di ricominciare ad approntare i
beni e i servizi per i quali, in precedenza e a causa della
globalizzazione, mancavano mezzi di
acquisto in valuta a corso legale (liquidità).
Così, i consumatori e i produttori di beni finiti si troveranno in
tasca due tipi di moneta:
quella forte, internazionale, come gli Euro,
e quella debole, locale...
Cercheranno di spendere prima quest'ultima perché
l'altra può essere utilizzata per ogni transazione, mentre quella
locale solo per beni finiti e intermedi tutti dentro la filiera
locale.
Riassumendo:
devono esistere risorse disoccupate
disponibili e dev'essere possibile integrare tutta la filiera di
un prodotto senza esser costretti ad importare dall'esterno
parti o materie prime.
Le banche locali potrebbero venire interessate
dalla cosa perché il maggior reddito così immesso (pur essendo
concorrente col credito bancario stesso) fornisce ai cittadini mezzi
aggiuntivi che liberano risorse in valuta internazionale necessarie
a pagare le rate dei debiti.
A questo tipo di moneta può venire interessato l'ente locale
che entrerebbe a far parte del consorzio stesso.
L'ente locale può emettere altri due tipi di moneta del
territorio:
quando aspetta trasferimenti da istituzioni
sovraordinate che tardano ad arrivare e, allora, emette effetti
metallici o elettronici (quelli cartacei sono proibiti da un
regolamento del 1909) che, in seguito, saranno scambiati con gli
Euro quando essi arriveranno.
Questo tipo di moneta può fare aggio su quella
attesa purché si svaluti in proporzione al ritardo nella sua
utilizzazione.
Un terzo tipo di moneta comunale può venir
gestita attraverso un bilancio parallelo (il Comune, ad
esempio, finanzierà solo questa iniziativa come finanzierebbe
fontanelle o la ristrutturazione della biblioteca):
-
al passivo di esso ci sarà l'immissione
di buoni acquisto senza copertura, finalizzati a sostenere
il reddito dei disoccupati che svolgerebbero attività - es.
manutenzione strade e giardini - per le quali difettava lo
stanziamento
-
all'attivo le entrate per far funzionare
servizi aggiuntivi (ad esempio, asili nido) per cui le
famiglie sarebbero disposte a pagare, parte, in Euro, e,
parte, in buoni acquisto
Quindi, se il costo dei servizi aggiuntivi a
pagamento (ovviamente a prezzi inferiori rispetto a quelli praticati
dai privati) pareggia la componente in Euro, il bilancio (parallelo)
sarà in pareggio:
le entrate in Euro copriranno i costi e i
buoni acquisto in entrata e in uscita si pareggeranno.
Ovviamente i servizi comunali devono essere
aggiuntivi a quelli dei privati e non sostitutivi:
ciò dipende dal fatto che "il mercato" è
segmentato tra,
-
i poveri (che ricevono gratuità dalle
amministrazioni stesse)
-
i ricchi (che possono pagarsi servizi
necessari di tasca propria)
-
e quel che resta della classe media con
ISEE superiore a quello dei poveri, ma senza sufficiente
reddito...
Alla fine, senza sborsare un Euro (a parte
l'eventuale finanziamento dell'iniziativa), il Comune avrà fatto la
manutenzione di strade e giardini, dato un reddito da lavoro agli
ex-disoccupati, avviato servizi aggiuntivi a pagamento.
Affinché una tale architettura funzioni, occorrono:
-
disoccupati disponibili
-
servizi aggiuntivi di interesse della
cittadinanza
-
un'analisi attenta del territorio, delle
sue caratteristiche e delle sue esigenze
|