08 Dicembre 2010

dal Sito Web ScienceDaily

traduzione di Nicoletta Marino

Versione originale in inglese

Versione in spagnolo

 

 

 

 

 Mappa della Penisola Arabica

ce mostra le regioni rimaste esposte

conseguenza dell'abbassameto del livello del mare

e probabilmente si trasformarono in rifugi ambientali

per alcuni dei primi esseri umani

provenienti dall'Africa.

(Current Anthropology)

 

 

 

Un archeologo inglese

sostiene che sotto il Golfo Persico

si trovano prove della

migrazione e dello stanziamento

dei primi esseri umani…

 

 

 

In tempi remoti, una massa di terra fertile, adesso sommersa sotto il Golfo Persico, potrebbe essere stato lì insediamento di alcune delle prime popolazioni umane fuori dell'Africa, secondo un articolo (New Light on Human Prehistory in the Arabo-Persian Gulf Oasis) pubblicato sul Current Anthropology .

 

Jeffrey Rose, un archeologo e ricercatore dell'Università di Birmingham nel Regno Unito, dice che l'area e i suoi dintorni di questa "Oasi del Golfo Persico", può essere aver ospitato esseri umani per più di 100.000 anni prima di essere inondata dall'Oceano Indiano circa 8.000 anni fa.

 

L'ipotesi di Rose introduce una "nuova e sostanziale sezione di caratteristiche" nella storia dell'umanità del vicino Oriente e suggerisce che i primi esseri umani possono aver fondato luoghi permanenti nella regione migliaia di anni prima di quello che suppongono i modelli attuali di migrazione.

 

Negli ultimi anni gli archeologi hanno avuto indizi di un'ondata di insediamenti umani lungo le coste del Golfo di circa 7500 anni.

"Dove prima c'era solo un piccolo numero di sparuti accampamenti di caccia, all'improvviso dalla sera alla mattina sono apparsi più di 60 nuovi insediamenti archeologici" Afferma Rose.

 

"Questi insediamenti mostrano buone costruzioni, case di pietra permanenti, reti di commercio di lunga distanza, una elaborata ceramica decorata, animali domestici e anche tracce di una delle barche più antiche del mondo".

Però, simili insediamenti come abvrebbero potuto svilupparsi a livello così alto e rapido senza che siano stati trovati nelle registrazioni archeologiche delle popolazioni precedenti?

 

Rose pensa che le prove su queste popolazioni precedenti siano scomparse perché sono sommerse nel Golfo Persico.

"Forse non è un caso che la fondazione di quelle comunità, straordinariamente ben sviluppate lungo la costa, corrispondano all'inondazione del bacino del Golfo Persico circa 8000 anni fa".

 

"Quei nuovi coloni avrebbero potuto arrivare dal cuore del Golfo, spostatosi poi per l'aumento dei livelli di acqua che inondarono il fertile paesaggio di allora sotto le acque dell'Oceano Indiano".

 

Un oasi nel Golfo Persico

 

 

Dati storici sul livello del mare, dimostrano che prima dell'inondazione, il bacino del Golfo sarebbe stato sopra l'acqua circa 75000 anni fa.

 

E sarebbe stato un rifugio ideale rispetto agli aspri deserti che lo circondavano, con acqua fresca proveniente dai fiumi Tigri, Eufrate, Karun e il fiume Wadi Baton come anche da sorgenti sotterranee.

 

Quando le condizioni furono più secche nelle zone circostanti l'oasi del Golfo sarebbe una superficie esposta visti i suoi bordi più grandi.

 

Secondo Rose, al suo apogeo, il bacino esposto sarebbe stato della grandezza della Gran Bretagna.

 

Sono riemerse anche tracce che dicono che i moderni esseri umani avrebbero potuto essere stati nella regione prima che l'oasi fosse sopra l'acqua.

 

Recentemente sono stati scoperti insediamenti archeologici in Yemen e Oman che hanno portato alla luce strumenti di pietra di uno stile diverso dalla tradizione dell'Africa Orientale.

 

Secondo Rose ciò porta alla possibilità che gli esseri umani si erano stabiliti nella parte sud della penisola arabica già da più di 100.000 anni: Questo è molto prima delle stime fatte dai vari modelli recenti sulle migrazioni, il che colloca la prima migrazione avvenuta in Arabia tra i 50.000 e 70.000 anni prima.

 

L'oasi del Golfo sarebbe stata disponibile per questi primi emigranti e aver fornito loro

"un santuario durante l'Era Glaciale quando buona parte della regione era inabitabile per la sua super aridità".

 

"La presenza di gruppi umani nell'area altera in maniera fondamentale la nostra comprensione dell'emergenza umana e dell'evoluzione culturale dell'antico vicino Oriente".

Ci dice anche che i pezzi vitali dei rompicapo dell'evoluzione umana possono essere nascoste nelle profondità del Golfo Persico.

 

Per quanto riguarda questa informazione, Jeanna Bryner, riporta su Live Science, l'opinione di Robert Carter professore nella Oxford Brookes University (Regno Unito):

"Credo che la teoria di Jeff sia audace e fantasiosa e bisogna sperare con ottimismo che smuova le acque. Di fatto riscrive completamente la nostra idea di migrazione fuori dall'Africa.

 

E' lontano dall'essere provata, però Jeff e altri svilupperanno programmi di ricerca per comprovare la teoria".

Nel contempo, il punto di vista di Viktor Cerny, del Laboratorio di Archeogenetica dell'Istituto di Archeologia di Praga che in una mail a LiveScience, ha definito i ritrovamenti di Rose "una eccellente teoria" pur dicendo che è necessario realizzare più ricerche per confermarla.

 

Del resto come naturale, i risultati hanno risvegliato il dibattito tra i ricercatori compresi Carter e Cerny ai quali è stata data facoltà di formulare osservazioni sul lavoro di ricerca su quali furono esattamente gli esseri umani che occuparono il bacino del Golfo e l'archeologo Rose ha dichiarato:

"Vista la presenza delle comunità di Neanderthal lungo il percorso alto dei fiumi Tigri e Eufrate ed anche nell'est della regione mediterranea, questa avrebbe potuto essere benissimo una zona di contatto (di ibridazione) tra gli esseri umani moderni e quelli di Neanderthal".

Jeanna Bryner afferma:

La prova più definitiva di questi insediamenti umani nel Golfo proviene da un nuovo scavo archeologico chiamato Jebel Faya 1 dentro il bacino del Golfo scoperto quattro anni fa.

In questo sito Hans-Peter Uerpmann, dell'Università i Tubinga in Germania, ha trovato tre diversi insediamenti del Paleolitico datati tra 125.000e 25.000 anni.

 

Rose afferma che questi e altri insediamenti archeologici indicano che,

"i primi gruppi di esseri umani vivevano attorno al bacino del Golfo durante tutto il tardo Pleistocenio".

Per rafforzare questa teoria sull'occupazione umana durante il Paleolitico, o inizi dell'Età della Pietra, sulla massa di terra ora sommersa, Rose affermò che gli scienziati dovrebbero trovare qualche traccia di strumenti di pietra sparsi nel Golfo.

"Riguardo al Neolitico, sarebbe meraviglioso trovare qualche traccia di strutture costruite dall'uomo nel Golfo che risalgano a quel periodo di tempo".

Al riguardo anche Carter ha aggiunto che:

"avremmo bisogno di trovare un insediamento sommerso e scavare sotto l'acqua. Questo probabilmente avverrà solo alla fine degli anni di ricerca e selezionando le aree".

E Cerny conclude che perché il caso abbia buone basi di fondamento, si dovrebbero trovare

"alcuni fossili anatomicamente moderni, di almeno 10.000 anni che si trovano nel sud dell'Arabia".

 

Mappa che mostra la zona del Golfo attuale

 

 

Mappa che mostra l'oasi del Golfo

con antichi laghi e sistemi fluviali (c. 75.000 BP)

 

 

A questa teoria non sono mancati anche i suggerimenti interpretativi collaterali sulla base di racconti di carattere mitico e biblico (in relazione all'esistenza del Giardino dell'Eden e al diluvio universale).

 

Rose stesso afferma che:

"Quasi tutte le civiltà che vivono nel sud della Mesopotamia hanno racconti mitici di una grande inondazione.

 

I nomi possono cambiare, ma il contenuto e la struttura sono costanti dal 2500 a.C. sia nel racconto della Genesi che nella versione del Corano".

La versione di Discovery News sulla informazione di questo punto è più estesa su questo particolare.

 

Infine e davanti alla possibilità che ci siano tracce sotto il Golfo, Jeffrey Rose termina citando Douglas Adams:

"Se si vede qualcosa, per esempio un'anatra e questa schiamazza come un'anatra, dobbiamo perlomeno considerare la possibilità di avere in mano nostra un piccolo uccello acquatico della famiglia delle Anatidae".

 

 

 

Bibliografia