di Javier Sampedro

23 Febbraio 2017

del Sito Web ElPais

traduzione di Nicoletta Marino

Versione originale in spagnolo

 

 

 

 

Ricostruzione di un uomo di Neandertal

del Museo di Storia Naturale di Londra.

NHM

 

 

 

Gli uomini di Neanderthal si sono estinti 40.000 anni fa, però continuano a essere vivi nel nostro genoma.

 

La ragione è che, 10.000 anni prima della loro scomparsa, ebbero alcuni contatti sessuali con la nostra specie, gli Homo Sapiens che andavano via dall'Africa in quel momento.

 

I loro geni sono non solo una testimonianza muta di quei prolungamenti delle serate estive, ma continuano ad essere attivi nel genoma degli Europei, che riguardano la statura e la loro propensione alla schizofrenia o al lupus eritematoso.

 

Gli Asiatici e gli oceanici portano in sé altri geni, che derivano da altri incroci con altre specie arcaiche come i denisovani. Siamo il nostro passato.

 

Esistevano già delle tracce statistiche sull'importanza del DNA di Neanderthal che il genoma per le variabili dell'attuale umanità conserva ancora.

 

Era stato possibile mettere in relazione la presenza o assenza di questi geni arcaici con l'adattabilità sulle alte montagne del Tibet e con predisposizione con la depressione patologica.

 

Le relazioni statistiche, però, non erano mai arrivate in fondo al problema: il come. La ricerca attuale ha avuto l'accesso alla scatola nera.

 

E dimostra che i geni di Neandertal influenzano i tratti essenziali che riguardano il nostro adattamento.

 

Siamo una specie variabile e il DNA contribuisce a tutto questo.

"Anche 50.000 anni dopo l'ultimo accoppiamento tra uomini di Neanderthal e esseri umani moderni, possiamo vederne gli effetti quantificabili nell'espressione dei geni", così lo spiega il capo dello studio Joshua Akey, dell'Università di Washington di Seattle.

 

"E queste variazioni dell'espressione genetica riguardano la variazione fenomenica del tipo umano e la propensione alle malattie."

Joshua Akey e I suoi colleghi di presentano il lavoro in Cell.

 

Gli incredibili progressi sulla sequenza del DNA antico possono dare l'impressione che la genetica degli uomini di Neanderthal non hanno segreti per noi. E' falso…

 

La presenza o assenza di un gene in un genoma di Neanderthal e la variante esatta che vi appare, sono questioni fondamentali. Ma ci raccontano solo la metà della storia.

 

L'altra metà è che i geni sono attivi, dove sono e quanti sono.

 

E questo non dipende solo dal DNA ma anche dai fattori dell'ambiente, dallo stress e dall'esperienza che non possiamo leggere nel ADN, ma nel RNA una molecola simile che si copia dai geni attivi (e non da quelli inattivi) e che è così instabile che è quasi impossibile recuperarla dagli ossi fossili delle specie estinte.

 

Gli scienziati di Washington hanno approcciato il problema diversamente:

osservare come si esprimono i geni di Neanderthal che si conservano nel genoma di molta gente di origine europea.

Tra i vari dati base che ha generato la genomica negli ultimi 10 o 15 anni, troviamo il progetto GTEx (genotype-tissue expression, espressione del genoma in ogni tessuto umano), promosso nel 2010 dagli Istituti Nazionali della Sanità (NIH) degli Stati Uniti, il locomotore della ricerca biomedica del pianeta.

 

GTEx ha creato un tesoro di informazione su quali geni si esprimono in ogni organo e tessuto umano e cosa hanno a che vedere con le malattie e le variazioni delle persone.

 

 

 

 

Akey e i suoi colleghi si sono centrati in particolare sulle persone del progetto GTEx che hanno un gene di Neanderthal e un gene dell'omologo sapiens:

uno che proviene dal padre e uno dalla madre.

I genetisti chiamano alleli queste due versioni diverse dello stesso gene.

 

E hanno trovato che non tutti, ma sì una quarta parte dei rami del DNA di Neanderthal che il genoma moderno conservava dei chiari effetti sulla regolazione dei geni umani sia di Neanderthal che Sapiens; che le varianti di Neanderthal contribuiscono alla complessità del genoma umano moderno e alla diversità tra un individuo e un altro, e da una popolazione a un'altra.

 

Forse la scoperta più eclatante è che gli alleli (varianti) di Neanderthal appaiono molto rimpiccioliti nel cervello e nei testicoli.

 

Gli scienziati di Washington lo interpretano così: quegli organi sono proprio quelli che hanno avuto una evoluzione maggiore nei 7000 anni trascorsi da Neanderthal a Sapiens:

"Possiamo dedurre chele grandi differenze della regolazione genetica egli umani e dei Neanderthal si trovano nel cervello e nei testicoli". (cit. da Akey)

Il Capo progetto conclude:

"L'ibridazione tra umani moderni e Neanderthal ha accresciuto la complessità dei genomi. Non è un qualcosa successo 50.000 anni fa e della quale non dobbiamo preoccuparci più.

 

Quei piccoli rami di DNA qua e là, le nostre reliquie di Neanderthal, continuano ad influire sull'espressione dei nostri geni in maniera onnipresente ed importante".

Sogni di una serata estiva? Sì ma anche di tutti i giornie le notti a venire, per 50 millenni.

 

Che bella cosa il sesso tra diverse specie, non trovate...?