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			di Dioni 
			22 Magio 2012 
			
			dal Sito Web 
			
			InformarexResistere 
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			 
			Ad oltre un anno dal disastro nucleare aumentano le preoccupazioni 
			su quel che potrebbe ancora accadere nella centrale nucleare. 
			 
			
			L’instabilità della piscina di raffreddamento del reattore 4, dove 
			il combustibile esaurito ha 10 volte più cesio-137 radioattivo di 
			quello scaricato nell’atmosfera dalla tragedia nucleare di Chernobyl 
			nel 1986, è preoccupante.  
			
			  
			
			Alla fine del 2011 il governo giapponese 
			aveva annunciato che i liquidatori della Tokyo electric power 
			company (Tepco) erano riusciti ad ottenere l’arresto a freddo dei 
			tre reattori danneggiati, ma i bacini di stoccaggio delle scorie 
			sono ancora a rischio e questo significa che la crisi nucleare è 
			ancora lontana dall’essere conclusa.  
			
			  
			
			Il sistema di raffreddamento 
			serve ad impedire la fusione del materiale radioattivo costituito dal 
			combustibile esaurito.  
			
			  
			
			Quando il 15 marzo è 
			
			scoppiato l’incendio nel 
			reattore n. 4, anche se spento, il guasto all’impianto di 
			raffreddamento ha impedito di contenere il surriscaldamento dovuto 
			al decadimento naturale del combustibile nucleare, e questo ha 
			portato alla vaporizzazione dell’acqua della piscina di soppressione 
			in cui è immerso il reattore e alla successiva reazione tra vapore 
			bollente e lo zirconio che riveste le barre di combustibile.  
			
			  
			
			Per 
			contenere il surriscaldamento è stato autorizzato il rilascio 
			controllato di vapore e si è proceduto all’irrorazione dei reattori 
			con acqua di mare e 
			
			acido borico riversando così un’immensa quantità 
			di radiazioni nell’atmosfera e nell’acqua che si è riversata 
			nell’oceano. 
			  
			
			  
			
			  
			
			Nell’articolo precedente si è spiegato come anche il reattore 1 
			versa in gravi condizioni.  
			
			  
			
			Se l’acqua della piscina di 
			raffreddamento dovesse finire si potrebbe andare incontro ad un 
			effetto a catena di fuoco radioattivo altamente tossico che potrebbe 
			portare secondo alcuni alla famosa “sindrome cinese” in cui il 
			nucleo fuso di una centrale continua a fondere fino al nucleo 
			terrestre.  
			
			  
			
			Di fatto nessuno, se non i dipendenti Tepco, è ammesso da 
			mesi vicino al reattore 1, dove chiunque muore nel giro di due 
			minuti e mezzo a causa di avvelenamento acuto da radiazioni 
			nonostante tutte le protezioni del caso. 
			 
			Proprio oggi sul sito Fukushima-Diary è stato 
			pubblicato 
			un articolo che afferma come la situazione del reattore 1 stia 
			peggiorando dato che il livello della piscina del reattore 1 è di 
			soli 40cm. 
			 
			Riporto l’articolo tradotto da Giorgio per Dioni che ringrazio: 
			
				
				“Era 60cm nel reattore 2, ma è ancora peggio nel reattore 1. 
				
				 L’organizzazione per la sicurezza dell’energia nucleare ha 
			analizzato il livello dell’acqua dal punto in cui viene iniettato 
			l’azoto nel PCV (Pressure Containment Vessel, si tratta del 
			contenitore a pressione) del reattore numero 2 e della pressione 
			dell’aria. Il risultato è che, al ritmo di 6 tonnellate d’acqua 
			iniettate ogni ora, il livello dell’acqua è solo 40cm dal fondo del 
			contenitore. 
				
				 I tubi che collegano il PCV con la sala contenente il torio 
			presentano dei buchi di svariati cm di diametro. Tutta l’acqua 
			iniettata fuoriesce dai buchi e si riversa nel piano seminterrato 
			dell’edificio del reattore e si allarga all’edificio delle turbine 
			situato accanto al reattore. 
				
				 Lo spessore del PCV è di 30mm, ma i tubi che lo collegano alla 
			camera toroidale sono solo 7,5 millimetri di spessore. Le stime 
			della TEPCO sul livello dell’acqua erano di 1,8m ma, come sempre, 
			esse si sono rivelate errate. 
				
				 La TEPCO prevede operazioni di endoscopia per rilevare la 
			temperatura all’interno del PCV entro la fine dell’anno.” 
			 
			
			Lo stesso sito in 
			
			un articolo mostra una foto scattata ieri 21 
			maggio, a più di un anno dalla catastrofe, alla stazione Motomiya 
			situata a 57KM di distanza dagli impianti nucleari di Fukushima.  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			Una 
			madre con il figlio. E’ una bella immagine ma immersa in un ambiente 
			radioattivo di 0.36μSv/h.  
			
				
				”Spero che il piccolo sia al sicuro. Dopo 
			aver scattato la foto, la quantità di radiazioni rilevate è salita a 
			0.40μSv/h.“ 
			 
			
			
			
			Per un confronto, il livello normale (o livello di fondo naturale o 
			livello di radiazione ambientale) è inferiore a 0,1 µSv/h (dell’ordine 
			di da 0,03 a 0,06 µSv/h), quindi 6 volte superiore alla norma! 
			 
			Sempre nello stesso articolo un lettore tedesco (@toba) commenta: 
			
				
				“Ieri anche 0.6 uSv/h nella pioggia a Stoccarda in Germania. 
			L’intero emisfero settentrionale sembra perduto…” 
			 
			
			
			
			In Italia oggi 22 Maggio era circa 0.18 uSv/h, quindi ancora 
			superiore alla norma. 
			 
			Dobbiamo sapere quello che sta accadendo, non possono negarci la 
			verità.
			Nessuno ha aiutato il Giappone, anzi 
			
			la TEPCO ha riferito che non ha 
			abbastanza soldi per affrontare il problema. 
			 
			In una 
			
			petizione congiunta Alle Nazioni Uniti 
			affinché aiutino il 
			Giappone e il Pianeta (“to the United Nations to help Japan and the 
			planet”) inviata nei giorni scorsi al segretari generale dell’Onu 
			Ban Ki-moon da esperti nucleari statunitensi e giapponesi come, 
			
				
					- 
					
					Arnie Gundersen  
					- 
					
					Robert Alvarez  
					- 
					
					Hiroaki Koide  
					- 
					
					Masashi Goto   
					- 
					
					Mitsuhei Murata, ex ambasciatore 
					giapponese in Svizzera  
					- 
					
					Akio Matsumura, un 
			ex diplomatico Onu   
					- 
					
					e da 73 Ong giapponesi, 
					 
				 
			 
			
			...si legge:  
			
				
				«Quasi tutti i 
			10.893 spent fuel assemblies dell’impianto di Fukushima Daiichi sono 
			in piscine vulnerabili ai futuri terremoti, con livelli di longevità 
			di circa 85 volte più lunghi rispetto a quella rilasciata a 
			Chernobyl». 
			 
			
			Gli esperti e le Ong ricordano a Ban di aver sempre messo 
			in guardia il governo di Tokyo e l’International atomic energy 
			agency, 
			
				
				«Contro l’alto rischio della piscina del combustibile 
			nucleare esaurito dell’unità 4 di Fukushima». 
			 
			
			Il senatore 
			statunitense Roy Wyden, dopo la sua visita alla centrale nucleare di 
			Fukushima Daiichi il 6 aprile scorso, in un comunicato stampa 
			sottolineava, 
			
				
				«Il rischio catastrofico dell’unità 4 di Fukushima 
			Daiich, chiedendo un intervento urgente del governo Usa ed ha anche 
			inviato una lettera ad Ichiro Fujisaki, ambasciatore del Giappone 
			negli Usa, chiedendo il Giappone di accettare l’aiuto internazionale 
			per affrontare la crisi». 
			 
			
			Nella petizione a Ban Ki-moon si legge:  
			
				
				«Noi le organizzazioni 
			civili giapponesi esprimiamo la nostra più profonda preoccupazione 
			perché il nostro governo non informa i cittadini riguardo all’entità 
			del rischio della piscina del combustibile nucleare esaurito 
			dell’unità 4 di Fukushima Daiichi.  
				  
				
				Tenuto conto del fatto che il 
			crollo di questa piscina potrebbe portare a conseguenze 
			potenzialmente catastrofiche che hanno implicazioni a livello 
			mondiale, quello che il governo giapponese dovrebbero fare come un 
			membro responsabile della comunità internazionale è di evitare 
			qualsiasi ulteriore disastro attraverso la mobilitazione di tutta la 
			conoscenza e i mezzi a disposizione, al fine di stabilizzare questo 
			combustibile nucleare esaurito.  
				  
				
				E’ evidente che la piscina del 
			combustibile nucleare esaurito dell’unità 4 di Fukushima Daiichi non 
			è più un problema giapponese, ma un problema internazionale con 
			conseguenze potenzialmente gravi. Pertanto, è imperativo per il 
			governo giapponese e la comunità internazionale lavorare insieme su 
			questa crisi prima che sia troppo tardi.  
				  
				
				Ci appelliamo alle Nazioni 
			Unite perché aiutino il Giappone e il pianeta a prevenire le 
			conseguenze irreversibili di una catastrofe che potrebbe influenzare 
			le generazioni a venire». 
			 
			
			Di fronte alla possibilità di un’altra catastrofe, il governo 
			giapponese sembra comportarsi come durante il disastro nucleare del 
			2011:  
			
				
				negare il problema e minimizzare rischi. 
			 
			
			Ma l’opinione pubblica giapponese, esperti e politici vedono ormai 
			un intervento tecnico-scientifico internazionale come l’unica 
			possibilità di evitare un nuovo disastro.  
			
			  
			
			Le 72 Ong giapponesi 
			chiedono 
			all’Onu:  
			
				
					- 
					
					Le Nazioni Unite dovrebbe organizzare un 
			vertice per la Sicurezza Nucleare che assuma il problema cruciale 
			della piscina del combustibile nucleare esaurito dell’unità 4 di Fukushima Daiichi. 
					 
					  
					 
					- 
					
					Le Nazioni Unite dovrebbero istituire un team 
			indipendente di valutazione relativo all’unità 4 di Fukushima 
			Daiichi e coordinare l’assistenza internazionale al fine di 
			stabilizzare il combustibile nucleare esaurito dell’unità ed evitare 
			conseguenze radiologiche, con conseguenze potenzialmente 
			catastrofiche.  
				 
			 
			
			  
			
			
			  
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