 
 
	di Thierry Meyssan
	
	7 Settembre 2011
	dal Sito Web 
	
	VoltaireNetwork
						
						traduzione
						Alessandro Lattanzio
						dal Sito Web
						
						ReteVoltaire
			
			
			Versione originale
	
		
			
				
					
					 
					
					
					Rete Voltaire ha ricevuto molte lettere da lettori che chiedono di al-Qaida 
	in Libia. Al fine di rispondere, Thierry Meyssan ha riunito i principali 
	elementi noti di questo dossier.
					
					 
					
					Questi fatti confermano la sua analisi, 
	sviluppata dall’11 settembre 2001, che al-Qaida sia composta da mercenari 
	utilizzati dagli Stati Uniti per combattere in Afghanistan, Bosnia, Cecenia, 
	Kosovo, Iraq e ora in Libia, Siria e Yemen.
				
			
		
	
	
	 
	
	 
	
	
	
	
	Lo storico capo di Al Qaida in Libia, Abdel Hakim Belhadj
	Il leader storico di al-Qaida in Libia, Abdelhakim Belhadj, 
	
	
	è divenuto il 
	governatore militare della Tripoli "liberata" 
	
	ed è il responsabile 
	dell’organizzazione dell’esercito della "nuova Libia".
	Negli anni ’80, la CIA ha incoraggiato Awatha al-Zuwawi 
	
	a creare una agenzia 
	in Libia per reclutare mercenari 
	
	e inviarli nella jihad contro i sovietici, 
	in Afghanistan. 
	
	Dal 1986 le reclute libiche vengono addestrate 
	
	
	nel campo di Salman al-Farsi (in Pakistan), 
	
	
	sotto l’autorità del 
	miliardario anti-comunista 
	Osama bin Laden.
	
	Quando bin Laden si trasferì in Sudan, i jihadisti libici lo seguirono. 
	
	
	Furono raggruppati in un loro gruppo. 
	
	
	Dal 1994, Osama bin Laden inviò alcuni 
	jihadisti libici nel loro paese 
	
	per uccidere Muammar Gheddafi 
	
	
	e rovesciare 
	la Jamahiriya Popolare Socialista Libica.
	
	 
	
	 
	
	 
	
	
	Il 18 ottobre 1995, il gruppo si struttura sotto il nome di Gruppo Islamico 
	Combattente in Libia (LIFG). 
	
	 
	
	Nei tre anni successivi, il LIFG ha cercato per 
	quattro volte di assassinare Muammar Gheddafi e di stabilire la guerriglia 
	nelle montagne del sud. A seguito di tali operazioni, l’esercito libico, 
	sotto il comando del generale Abdel Fattah Younis, ha condotto una campagna 
	per sradicare la guerriglia, e la giustizia libica ha emesso un mandato di 
	arresto contro Osama bin Ladin, diffuso dal 1998 dall’Interpol.
	 
	
	Secondo l’agente del controspionaggio del Regno Unito 
	David Shayler, lo 
	sviluppo del LIFG e il primo tentativo di assassinio di Gheddafi da parte di 
	al-Qaida, furono finanziate con la somma di 100.000 sterline dall’MI6 
	britannico [1]. 
	
	 
	
	All’epoca, la Libia era l’unico stato al mondo a ricercare 
	Osama bin Ladin, che ancora disponeva ufficialmente del sostegno politico 
	degli Stati Uniti, anche se aveva contestato l’operazione "Desert Storm".
	
	
	Sotto la pressione di Tripoli, Hassan al-Turabi espulse i jihadisti libici 
	dal Sudan. Spostarono le loro infrastrutture in Afghanistan, insediandosi 
	nel campo di Shahid Shaykh Abu Yahya (appena a nord di Kabul). Tale 
	installazione durerà fino all’estate del 2001, quando i negoziati a Berlino 
	tra Stati Uniti ed i talebani, per il gasdotto trans-afgano fallirono. A quel 
	tempo, il mullah Omar, che si stava preparando all’invasione anglo-sassone, 
	chiese che il campo venisse posto sotto il suo controllo diretto.
	
	
	Il 6 ottobre 2001 il LIFG è nella lista stilata dal Comitato di applicazione 
	della risoluzione 1267 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. 
	Tuttora è presente. L’8 dicembre 2004, il LIFG era nella lista delle 
	organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. 
	C’è ancora. Il 10 ottobre 2005, il Ministero degli Interni britannico 
	interdiva il LIFG dal suo territorio. Questa misura è ancora valida. Il 7 
	Febbraio 2006, le Nazioni Unite sanzionavano cinque membri del LIFG e 
	quattro società collegate, che continuano ad operare impunemente nel 
	territorio del Regno Unito, sotto la protezione dell’MI6.
	
	
	Durante la "guerra contro il terrorismo", il movimento jihadista si 
	organizza. Il termine "al-Qaida", che agli inizi era un grande database in 
	cui Osama bin Ladin sceglieva i mercenari di cui aveva bisogno per missioni 
	specifiche, diventa gradualmente un insieme di cellule, le cui dimensioni 
	diminuiscono mano a mano che è strutturato.
	
	Il 6 marzo 2004, il nuovo leader del LIFG, Abdelhakim Belhadj, che ha 
	combattuto in Afghanistan al fianco di Osama bin Ladin [2] e in Iraq, è 
	arrestato in Malesia e poi trasferito in una prigione segreta della CIA in 
	Thailandia dove è sottoposto al siero della verità e alla tortura. A seguito 
	di un accordo tra gli Stati Uniti e la Libia, venne rispedito in Libia dove 
	fu torturato questa volta da agenti inglesi nella prigione di Abu Salim.
	
	
	Il 26 giugno 2005, le agenzie di intelligence occidentali organizzano a 
	Londra una riunione dei dissidenti libici. 
	
	 
	
	Formano la "Conferenza nazionale 
	dell’opposizione libica" composta da tre fazioni islamiche:
	
		
	
	
	Il loro manifesto fissa tre obiettivi: 
	
		
			- 
			
			rovesciare Muammar Gheddafi 
- 
			
			esercitare il potere per un anno (sotto 
			la denominazione "Consiglio nazionale di transizione") 
- 
			
			ripristinare la monarchia costituzionale come era nel 1951 e istituire 
	come religione di stato quella islamica 
	
	Nel luglio 2005, Abu al-Laith al-Liby, contro ogni probabilità, riesce a 
	fuggire dal carcere di massima sicurezza di Bagram (Afghanistan) e diviene 
	uno dei leader di al-Qaeda. 
	
	 
	
	Chiama i jihadisti del LIFG che non hanno ancora 
	raggiunto al-Qaida in Iraq. I libici diventano la maggioranza dei kamikaze 
	di al-Qaida in Iraq [3]. Nel febbraio 2007, al-Liby condusse un attacco 
	spettacolare contro la base di Bagram, mentre il vicepresidente Dick Cheney 
	si appresta a visitarla.
	
	
	Nel novembre 2007, Ayman al-Zawahiri e Abu al-Laith al-Liby annunciano la 
	fusione del LIFG con al-Qaeda.
	
	
	Abu al-Laith al-Liby divenne il vice di Ayman al-Zawahiri, e prende il posto 
	di numero 2 di al-Qaeda, visto che non c’erano notizie di Osama bin Ladin. 
	Fu ucciso da un drone della CIA in Waziristan, alla fine del gennaio 2008. 
	
	
	
	Dal 2008 al 2010, Saif al-Islam Gheddafi negoziò una tregua tra la Jamahiriya libica e LIFG. Pubblicò un lungo documento, ’Gli studi riparatori’, 
	in cui ammette di aver commesso un errore nel fare appello alla Jihad contro 
	i fratelli musulmani, in un paese musulmano. In tre ondate, tutti i membri 
	di al-Qaeda sono graziati e rilasciati alla sola condizione che rinuncino 
	per iscritto alla violenza. Su 1800 Jihadisti, oltre un centinaio rifiutano 
	l’accordo e preferiscono rimanere in carcere.
	 
	
	Dopo il suo rilascio, Abdelhakim Belhadj lascia la Libia e si trasferisce in 
	Qatar.
	
	Nei primi mesi del 2011, il principe Bandar Bin Sultan intraprende una serie 
	di viaggi per rilanciare al-Qaida per il reclutamento, fatto fino ad ora 
	quasi esclusivamente tra gli arabi, i musulmani del sude est e centro Asia. 
	Uffici di reclutamento vengono aperti in Malesia [4].
	
	Il miglior risultato si ottiene a Mazar-i-Sharif, dove più di 1.500 afgani 
	si impegnano nella Jihad in Libia, Siria e Yemen [5]. In poche settimane, al-Qaida, che era solo un piccolo gruppo moribondo, può allineare più di 
	10.000 uomini. Questo reclutamento è stato ancora più facile, poiché i 
	jihadisti sono i mercenari più economici sul mercato.
	
	Il 17 Febbraio 2011, la "Conferenza Nazionale dell’opposizione libica" 
	organizza il "giorno della collera" a Bengasi, che segna l’inizio della 
	guerra.
	
	Il 23 febbraio l’Imam Abdelkarim al-Hasadi annuncia la creazione di un 
	Emirato Islamico a Derna, la città più fondamentalista della Libia, da cui 
	proviene la maggior parte dei kamikaze jihadisti di al-Qaida in Iraq. Al-Hasadi 
	è un membro di lunga data del LIFG che è stato torturato dagli Americani a 
	Guantanamo [6].
	
	Il burqa è obbligatorio e le punizioni corporali vengono ripristinate. 
	L’emiro al-Hasidi crea un proprio esercito, che nasce con alcune decine di 
	jihadisti e che presto ne raggruppa più di mille.
	
	
	Il Generale Carter Ham, comandante di  
	
	AFRICOM, incaricato di coordinare le 
	operazioni alleate in Libia, ha espresso le sue preoccupazioni per la 
	presenza tra i ribelli, che gli chiedono di difendere, di jihadisti di 
	al-Qaida responsabili dell’uccisione soldati statunitensi in Afghanistan e 
	in Iraq. E’ stato sollevato dal suo incarico che èstata affidata alla NATO.
	
	
	In tutta la Cirenaica "liberata", gli uomini di al-Qaida diffondono il 
	terrore, massacrano e torturano: sono specializzati nel tagliare la gola ai 
	seguaci di Gheddafi, a cavare occhi e tagliare i seni delle donne impudiche. 
	L’avvocato della Jamahiriya libica, Marcel Ceccaldi, accusa la NATO di "complicità 
	in crimini di guerra".
	
	Il 1° maggio 2011, 
	Barack Obama  annuncia che ad Abbottabad (Pakistan), 
	commando dei Navy Seal ha eliminato Osama bin Ladin, di cui si era senza 
	notizie credibili da quasi 10 anni. 
	
	 
	
	Questo annuncio permette di chiudere il 
	dossier al-Qaida e di rinnovare il look dei jihadisti quali nuovi alleati 
	degli Stati Uniti, come ai bei vecchi tempi delle guerre in Afghanistan, 
	Bosnia, Cecenia e Kosovo [7]. Il 6 agosto, tutti i sei membri del commando 
	dei Navy Seal muoiono nello schianto del loro elicottero.
	
	Abdelhakim Belhadj torna nel suo paese su un aereo militare del Qatar, 
	all’inizio dell’intervento della NATO. Ha preso il comando degli uomini di 
	al-Qaida nelle montagne del Jebel Nefussa. Secondo il figlio del generale 
	Abdel Fattah Younis, è lui che ha sponsorizzando l’uccisione, il 28 luglio 
	2011, del suo vecchio nemico, che era diventato il capo militare del 
	Consiglio di Transizione Nazionale. 
	
	Dopo la caduta di Tripoli, Abdelhakim Belhadj apre le porte del carcere di 
	Abu Salim, rilasciando gli ultimi detenuti jihadisti di al-Qaida. E’ 
	nominato Governatore militare di Tripoli. Pretende le scuse dalla CIA e 
	dall’MI6 per il trattamento che gli hanno inflitto in passato [8]. 
	
	Il 
	
	Consiglio Nazionale di Transizione lo incarica di addestrare l’esercito 
	della nuova Libia.
	 
	
	 
	
	 
	
	
	
	Notes
	
		
			- 
			
			“David 
				Shayler: ’I quit the British secret service when the MI6 decided 
				to fund Osama bin Laden’s partners’”, Voltaire Network, 
				24 November 2005. 
- 
			
			"Libya’s 
				Powerful Islamist Leader", by Babak Dehghanpisheh, The 
				Daily Beast, 2 September 2011. 
- 
			
			“Once 
				NATO enemies in Iraq and Afghanistan, now NATO allies in Libya 
				”, by Webster G. Tarpley, Voltaire Network, 24 May 2011. 
- 
			
			“The 
				Middle East counter-revolution ”, by Thierry Meyssan,
				Voltaire Network, 26 May 2011. 
- 
			
			"CIA 
				recruits 1,500 from Mazar-e-Sharif to fight in Libya", by Azhar Masood, The Nation, 31 August 2011 
- 
			
			"Noi 
				ribelli, islamici e tolleranti", a report by Roberto Bongiorni, Il Sole 24 Ore, 22 March 2011. 
- 
			
			“Reflections 
				on the official announcement of the death of Osama Bin Laden”, 
				by Thierry Meyssan, Voltaire Network, 8 May 2011. 
- 
			
			"Libyan 
				commander demands apology over MI6 and CIA plot", by Martin Chulov, Nick Hopkins and Richard Norton-Taylor, The Guardian, 
				4 September 2011. 
	
	
	
	
	
	
	
	
	 
	
	 
	
	 
	
	Come Al-Qaida
	
	è Riuscita a Governare Tripoli
	di Pepe Escobar
	30 Agosto 2011
	del Sito Web 
	
	VoltaireNetwork
	fonte - Asia Times Online
	tradotto dall’inglese per Rebelión por Germán Leyens
	tradotto in italiano di 
						
						
						Nicoletta Marino
	
			
			
			Versione originale
	
		
			
				
					
					
					L’inviato speciale delle nazioni Unite sul Terrorismo ci aveva detto già nel 
	2007 che il terrorismo era utilizzato da certi paesi come uno 
	spaventapasseri per concretare i loro interessi geopolitici.
Altri ricercatori riportavano che certi gruppi come Al 
					Qaida erano in 
	realtà pilotati dai servizi segreti di alcune potenze.
Degli storici ci dimostravano con fatti concreti come i terroristi erano 
	stati manipolati e utilizzati da potenti interessi in un passato recente.
					
Ciò che sta succedendo a Tripoli è una fase in più di questo grande inganno.
 
				
			
		
	
	
	
	
	Le forze ribelli di Libia
	 
	
	Il suo nome è Abdelhakim Belhaj. 
	
	Può essere che qualcuno abbia sentito parlare di lui in Medio Oriente, però 
	pochi in Occidente e nel resto del mondo ne avranno avuto occasione.
	
	
	E’ ora di aggiornarsi, perché la storia di come un uomo molto valido per al 
	Qaida si è trasformato nel supremo comandante militare libico di Tripoli 
	ancora dilaniata dalla guerra, sicuramente farà a pezzi questa foresta di 
	specchi che è la “guerra 
	contro il terrore” ed allo stesso tempo 
	comprometterà profondamente la propaganda costruita con cura dell’intervento 
	umanitario della NATO in Libia.
	
	La fortezza di Muamar Gheddafi di Bab-al-Aziziyah è stata invasa e 
	conquistata la settimana scorsa dai membri di Belhaj - che erano 
	l’avanguardia di una milizia di Berberi delle montagne del sud est di 
	Tripoli.
	
	Il nome della milizia è Brigata Tripoli, addestrata in segreto per due mesi 
	dalle Forze Speciali degli Stati Uniti. E’ risultata essere la milizia più 
	in forma dei ribelli in sei mesi di guerra tribale/civile.
	
	Martedì scorso Belhaj mostrava già un’esultanza maligna per la vittoria 
	della battaglia dicendo che le forze di Gheddafi erano fuggiti come topi (si 
	noti che è la stessa metafora utilizzata dallo stesso Gheddafi per 
	descrivere i ribelli).
	
	Abdelhakim Belhaj, alias Abu Abdallah al-Sadek è un jiadista libico.
	
	Nato nel maggio del 1966, ha affinato le sue abilità nella jiad 
	antisovietica in Afganistan. E’ il fondatore del Gruppo di Combattimento 
	Islamico Libico (LIFG sigla in inglese) e di fatto suo emiro - e come 
	rimpiazzi ha Khaled Chrif y Sami Saadi.
	
	Dopo l’arrivo dei Talebani al potere nel 1996, l’LIFG ha mantenuto due campi 
	di addestramento in Afganistan, uno a 30 km. da Kabul, diretto da Abu Yahya- 
	esclusivamente composto da jiadisti vincolati ad al Qaida.
	
	Dopo 
	l’11-S, Belhaj è andato in Pakistan ed anche in Irak dove divenne amico 
	nientemeno che dell’ultra pericoloso Abu Musab al-Zarqaui, tutto questo prima 
	che al Qaida irachena dichiarasse la sua fedeltà a 
	 
	Osama bin Laden
	 
	e a Ayman al-Zawahiri e potenziasse le sue orripilanti tattiche.
	
	In Irak è accaduto che i Libici erano il contingente straniero sunnita 
	jiadista più grande, secondi solo ai Sauditi.
	
	
	I Jiadisti libici inoltre sono sempre stati superstar ai massimi livelli 
	dell’al Qaida storica da Abu Faraj al-Libi, comandante militare fino al suo 
	arresto nel 2005 e che adesso soffre lentamente come uno dei 16 detenuti di 
	alto rango nel centro di prigionia americana di Guantanamo) fino a Abu al-Laith 
	al-Libi (altro comandante militare morto in Pakistan agli inizi del 2008).
	
	 
	
	 
	
	
	Il momento di una «consegna straordinaria»
	
	
	Il LIFG era stato monitorato dalla CIA dall’11-S. 
	
	 
	Nel 2003 Belhaj fu arrestato finalmente in Malesia,e poi trasferito come una 
	consegna straordinaria in una prigione di Bangkok e torturato a tempo debito.
	 
	
	Nel 2004 gli Americani decisero di inviarlo come ossequio ai servizi segreti 
	libici - fino a che fu liberato dal regime di Gheddafi nel marzo 2010 
	insieme ad altri 211 “terroristi”, con un atto di relazioni pubbliche 
	pubblicizzato con grande clamore.
	
	
	Il maestro d’orchestra non fu altri che 
	
	
	
	Saif al-Islam Gadafi, il volto 
	moderno/London School di Economia del regime. I dirigenti del LIFG - Belhaj 
	ed i suoi assistenti Chrif e Saadi - prima di essere liberati fecero una 
	confessione scritta di 417 pagine, “gli studi di correzione” in cui 
	dichiararono conclusa (ed illegale) la jihad contro Gheddafi.
	
	Un racconto affascinante di tutto il processo si può vedere in un resoconto 
	intitolato “Combattere il terrorismo in Libia mediante il dialogo e la 
	reintegrazione”.
	
	E’ da notare che gli autori, “esperti” di terrorismo con le basi a Singapore 
	dove furono festeggiati dal regime, esprimono il loro profondo apprezzamento 
	per Saif al-Islam Gheddafi e la “Fondazione di Carità e Sviluppo 
	Internazionale Gheddafi” che aveva reso possibile questa visita.
	
	
	Nel 2007, tuttavia in maniera cruciale, l’allora numero 1 di al Qaida, 
	Zawahiri, annunciò ufficialmente la fusione tra LIFG e al-Qaida del Magreb 
	Islamico (AQIM); pertanto a tutti gli effetti l’LIFG/AQUIM è stato da allora 
	la stessa cosa e Belhaj fu/è il suo emiro.
	
	Nel 2007 LIFG chiamò ad una jihad contro Gheddafi ma anche contro gli Stati 
	Uniti ed una serie di infedeli occidentali.
	
	
	Arriviamo rapidamente a febbraio scorso quando, come uomo libero, Belhaj 
	decide di tornare al modo jihadista e di allineare le sue forze con la 
	rivolta scopiata in Cirenaica.
	
	
	Ogni servizio segreto americano ed il mondo arabo conosce la sua origine: 
	egli ha già assicurato che in Libia lui e la sua milizia accetteranno solo 
	la Sharia.
	Non c’è “niente pro democrazia”, sotto nessun concetto, Eppure non si può 
	escludere dalla guerra della NATO un uomo così potente solo perché non gli 
	piacciono “gli infedeli”.
	
	L’uccisione all fine di luglio del comandante militare ribelle Abdel Fattah 
	Younis fatta dai ribelli stessi - sembra puntare proprio su Belhaj o 
	perlomeno su gente molto vicina a lui.
	
	E’ essenziale sapere che Younis - prima di disertare dal regime - era stato 
	capo delle forze speciali libiche che hanno combattuto aspramente l’LIFG in 
	Cirenaica dal 1990 al 1995.
	
	Il Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) secondo uno dei suoi membri, Ali Tarhouni, ha propagandato il fatto che Younis è stato eliminato da una 
	sospetta brigata conosciuta come Obaida ibn Jarrah (uno dei compagni del 
	Profeta Maometto).
	
	
	Indubbiamente la brigata adesso sembra essersi sciolta senza lasciar traccia.
	
	 
	
	
	
	Silenzio o ti taglio la testa 
	
	 
	Non è proprio un caso però tutti i più alti comandanti militari ribelli sono 
	del LIFG, da Belhaj a Tripoli a un certo Ismael as-Salabi a Bengasi e un 
	certo Abdelhakim al-Assadi a Derna, per non menzionare un’attiva leggenda, 
	Ali Salabi, al centro del CNT. 
	
	 
	E’ stato Salabi che ha negoziato con Saif al-Islam Gheddafi la “fine” della 
	jihad del LIFG, assicurando così il brillante futuro di quei “combattenti 
	per la libertà” nati di nuovo
	
	Non è necessaria una sfera di cristallo per immaginare le conseguenze che 
	LIFG/AQIM - dopo aver conquistato il potere militare e di essere tra i 
	“vincitori” della guerra - non sono affatto interessati a rinunciare al 
	controllo solo per compiacere i capricci della NATO.
	
	Nel frattempo, in mezzo ai fumi della guerra, non è chiaro se Gheddafi 
	pianifica di intrappolare la brigata Tripoli nella guerriglia urbana o ad 
	obbligare la massa delle milizie ribelli che penetrano nelle immense aree 
	tribali della tribù Warfallh.
	
	
	la moglie di Gheddafi appartiene alla Warfallah, la tribù più grande della 
	Libia, con quasi 1 milione di persone e 54 sotto tribù.
	
	A Bruxelles si dice non-ufficialmente che la NATO spera che Gheddafi combatta 
	per mesi se non per anni, ne scaturisce la ricompensa per la sua testa 
	secondo lo stile di George W. Bush ed il disperato ritorno della NATO al 
	piano A, che è stato sempre quello di eliminarlo.
	
	La Libia può stare ad affrontare lo spettro di una Idra guerriera dalle due 
	teste, le forze di Gheddafi contro un debole governo centrale del CNT e di 
	soldati della NATO a terra; e la nebulosa LIFG/AQIM, in una jihad contro la 
	NTO (se sono esclusi dal governo).
	
	Gheddafi potrà essere una reliquia di dittatore del passato, però non si 
	monopolizza il potere per quattro decadi per niente, e senza che i tuoi 
	servizi segreti sappiano una cosa o due.
	
	Fin dal principio, Gheddafi ha detto che si trattava di un’operazione con 
	appoggio straniero e di al Qaida, ed aveva ragione (anche se si dimenticò di 
	dire che si trattava soprattutto di una guerra del neo napoleonico 
	presidente francese Nicolas Sarkozy, ma questa è un’altra storia. 
	
	 
	Ha detto anche che era il preludio di un’occupazione straniera il cui 
	obiettivo era di privatizzare ed impossessarsi delle risorse naturali della 
	LIbia. Può darsi che abbia ragione un’altra volta.
	
	Gli “esperti” di Singapore che hanno elogiato la decisione del regime di 
	Gheddafi di liberare i jihadisti del LIFG l’hanno qualificata come,
	
		
		“una 
	strategia necessaria per mitigare la minaccia pianificata dalla Libia”.
	
	
	Adesso l’LIFG/AQUIM sono condannati a metter in pratica le opposizioni come 
	una “forza politica nativa”.
	
	Dieci anni dopo l’11 S, costa non immaginare un certo teschio sul fondo del 
	Mar Arabico che ride burlandosi di tutto fino alla fine dei tempi.