11 Luglio 2019

dal Sito Web IPS

traduzione di Nicoletta Marino

Versione originale in spagnolo

 

 

 

 

Bambini che partecipano Niños acuden al reparto de comida diaria

en una zona pobre de Ecuador.

Crédito: Jamie Martin/Banco Mundial

 

 

 

Questo articolo fu pubblicato in origine

Dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).

IPS-Inter Press Service lo riporta

grazie a un accordo generale con l'ONU

per utilizzare i suoi contenuti...

 

 

 

L'Indice della Poverta Multidimensionale del 2019 rivela la profonda diseguaglianza che esiste in questo flagello del mondo, sia nei diversi paesi e regioni del mondo, sia all'interno dei paesi stessi.

 

Il rapporto, uscito questo giovedì, 11 di luglio, va aldilà dell'entroito monetario e mostra come la povertà è l'esperienza da affrontare con carenze molteplici e simultanee come la mancanza di accesso ai servizi per la salute, a un lavoro degno o l'essere esposti alla violenza e mette in evidenza che il concetto tradizionale di povertà è obsoleto.

 

I nuovi dati dimostrano con maggior chiarezza che non si deve mai etichettare i paesi, famiglie comprese, come ricchi o poveri poiché questa è una semplificazione eccessiva.

"Per combattere la povertà abbiamo bisogno di sapere dove vivono le persone povere. In ogni paese non sono distribuite in modo uniforme, nemmeno nelle famiglie" spiega l'amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD), Achim Steiner.

Secondo il suo giudizio, l'Indice,

"offre l'informazione dettagliata di cui hanno bisogno i responsabili politici per elaborare politiche dirette e effettive migliori".

Il documento conferma i dati dell'anno scorso su 101 paesi studiati, 1.300 milioni di persone vivono nella povertà multidivisionale, un 23,1% della loro popolazione.

 

Circa 886 milioni lo fanno in paesi col reddito medio e 440 in quelli a reddito basso.

"Questo dimostra che la sfida per ridurre la povertà multidivisionale non si limita ai paesi con entroiti bassi" afferma il resoconto che rincara che “la povertà è dappertutto".

 

 

 

L'Africa subsahariana e l'Asia del sud, le regioni con più poveri

 

Nell'Africa subsahariana e nel sud dell'Asia vivono la maggior parte dei poveri, circa l'84,5%.

 

 

Povertà a Juba, Sudan del Sud.

Info: Andrea Campeanu/Unicef

 

 

In queste regioni il livello di diseguaglianza è definito "enorme" poiché in Africa la povertà varia tra il 6,3% in Sudafrica e il 91,9% in Sudan del Sud, mentre nel sud dell'Asia è lo 0,8% nelle Maldivas paragonato al 55,9% dell'Afganistan.

 

Molti dei paesi presi in esame dal resoconto, poi, mostrano "grandi livelli" di diseguaglianza interna:

in Uganda, per esempio, l'incidenza della povertà multidimensionale nelle diverse provincie varia dal 6,0% a Kampala per arrivare al 96,3 per cento a Karamoja.

La deseguaglianza nel ramo della povertà multidimensionale riguarda anche l'età poiché la metà dei 1.300 milioni di poveri di questa fascia sono minori di anni 18 e un terzzo sono bambini con meno di 10 anni.

 

La stragrande maggioranza di quei bambini, l'85% circa, vivono nel sud dell'Asia e dell'Africa subsahariana, divisi in parti uguali nelle due regioni.

 

Il panorama è particolarmente grave in

  • Burkina Faso

  • Ciad

  • Etiopia

  • Niger

  • Sudan del Sud,

...dove il 90% o più dei bambini minori di 10 anni sono da considerarsi poveri multidimensionali.

 

 

 

 

Il caso del Perù

 

Però i nuovi dati mostrano anche una tendenza positiva:

i paesi che sosno più in ritardo sono quelli che stanno progredendo più rapidamente.

Lo studio prende in esame ogni anno 10 paesi per osservare i capi delle politiche per ridurre la povertà, l'Obiettivo numero 1 dei 17 che compongono l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

"Studiamo i dati di un gruppo di 10 paesi a reddito medio e basso e abbiamo ottenuto dei risultati pieni di speranza poiché il 40% più povero della popolazione è avanzato più rapidamente del resto" dice Sabina Alkire, che dirige la preparazione dell'Indice.

 

"Una tendenza a favore dei poveri che riduce la diseguaglianza in diversi degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile".

I dati di questi 10 paesi indicano che 270 milioni di persone sono usciti dalla povertà multidimensionale nel tempo trascorso tra le due ricerche.

 

Per la regione di America Latina, lo studio di quest'anno osserva la situazione in Perù, paese della categoria con entroiti medio alti e afferma che insieme a India e Etiopia sono riusciti a ridurre significativamente i livelli di privazioni dei dieci indicatori che compongono l'Indice.

 

Il Perù è avanzato specialmente nell'entrata nell'energia pulita, elettricità e negli alloggi.

 

Inoltre la riduzione della povertà nelle zone rurali del Perù ha superato le zone urbane conrariamente alla tendenza nel continente.

 

 

 

 

500 milioni di poveri in più

 

L'Indice mostra anche ogni anno l'incidenza della povertà multidimensionale nel mondo.

 

L'esperto del PNUD, Pedro Conceição, spiega che quando la povertà si misura in tutte le dimensioni,

"troviamo che almeno 500 milioni di persone in più si aggiungono alla lista della povertà estrema" rispetto alla mediazione più classica che solo prende in considerazione il livello delle entrate.

 

"Questo ci dà un'immagine molto più completa e indicazioni per sapere dove puntare con le politiche pubbliche per affrontare le privazioni della gente:

più sulla salute? sull'educazione? o per altri aspetti che possono permettere alle persone di uscire dalla povertà se si fanno investimenti in questi ambiti".