di Achaya S

24 ottobre 2012

dal sito Web Freethoughtnation

traduzione di Nicoletta Marino

Versione in spagnolo

Versione originale in inglese

 

 

Alla domanda di questo titolo si può rispondere rapidamente: No, il 21 dicembre 2012 non moriremo tutti.

 

Ci saranno disastri naturali da qualche parte?E’ probabile, poiché ne avvengono ogni giorno in qualche parte del mondo ogni giorno di qualsiasi tipo.

Se la diga di un castoro crolla a causa di un’inondazione, per il castoro è “una catastrofe naturale”.

 

Non dobbiamo, però, preoccuparci per “la Fine del Mondo” di dicembre.

 

Questa mitologia apocalittica che circonda la presunta fine del ciclo del calendario maya può essere analizzata per dimostrare da dove proviene e dove pecca.

Una distribuzione tale si trova nel documento del dott. John Hoopes, antropologo laureato dell’Università del Kansas, “Una Disamina Storica della Mitologia del 2012 “pubblicata per l’"Oxford IX", Simposio Internazionale sugli Avvenimenti di Archeoastronomia (IAU Simposio N º 278 de 2011).

"Per riassumere la disamina del paradigma sulla “Fine del Mondo”' relativo ai Maya, la data è incerta, la mitologia che circonda il calendario maya è incerta e le conclusioni sono errate”.

Nel frattempo, adesso sto redigendo una monografia sui parallelismi religiosi e mitologici tra l’Antico e il Nuovo che contiene molto materiale affascinante.

 

Devo, per quanto sopra, proferire la mia opinione per quanto riguarda la beffa di Hoopes che taccia gli studiosi e i ricercatori precedenti di questo campo di essere “stravaganti.

 

Per esempio, Lord “Kingsborough non era uno "stravagante”, proprio perché cercò di ricollegare la cultura dentro americana alle “tribù perdute di Israele”. Kingsborough fu un pioniere della sua epoca che patì grandi stenti per assicurarsi che i “códici messicani" rimasti fossero messi a disposizione del pubblico.

Dopo aver speso gran parte della sua fortuna nella riproduzione massiccia e costosa dei volumi, detti “Antichità del Messico”, Kingsborough morì a causa delle dure condizioni di prigionia per un debito con un inglese, senza l’aiuto dell’élite europea che ha beneficiato dei suoi lavori.

 

Oggi son in molti che devono ancora fidarsi delle enormi e costose pubblicazioni di Kingsborough per studiare i codici. Io stesso ho consultato i suoi grandi volumi originali brillantemente illustrati a mano, nella biblioteca specializzata della UCLA. La sua interpretazione, fatta c

on occhi di un ebreo cristiano, è totalmente comprensibile, soprattutto perché i paragoni tra il Vecchio Mondo e il Nuovo sembravano sconcertanti.

Per chi segue la Bibbia e crede nel Dio biblico, che altro poteva essere?

 

E ovviamente non era il solo poiché gli stessi invasori cristiani degli inizi osservarono con grande sconcerto questi elementi comuni e fecero le stesse cose che fecero gli Ebrei o lo stesso Cristo come el dio Quetzalcoatl Mesoamericano facendo proselitismo tra gli Indios.

 

Si diceva che, infatti, il missionario San Tommaso - paragonato anche a Quetzalcoatl - aveva volato sulla schiena di un’aquila fino alle Americhe: questo spiega le similitudini.

 

Il dott. Hoopes, mi ha risposto scrivendomi a una mail privata quanto pubblico qui di seguito (pubblicato qui con il suo permesso):

“Sì, credo che tu abbia ragione, “Stravagante” è un termine troppo duro riferito a Kingsborough. Stava lavorando utilizzando un’interpretazione sbagliata, però è degno di un elogio poiché messo tra le mani degli studiosi una grande quantità di documenti. Credo che sarebbe al suo posto, oggi come oggi, se lo inserissimo tra i fanatici.

Kingsborough stava lavorando sull’ipotesi suggerita al pari dello studioso Humboldt . Il fatto che queste interpretazioni avevano influenzato Joseph Smith Jr. ed anche il Congresso degli Stati Uniti (Legge di Rimozione degli Indiani del 1830) mostra che anche altri uomini intelligenti.

 

Conoscete l’opera di Josiah Priest (soprattutto American Antiquities and Discoveries in The West)?

 

Credo per porla nel contesto ideale; nientemeno che Brasseur de Boourbough (lo scopritore del Popol Vuh) ha creduto di vedere lei collegamenti.

 

L’eredità di queste idee è valida ancora oggi…

 

In ogni caso, il ruolo di Hoopes rappresenta per l’epoca attuale un importante studio della mitologia del 2012 come le opere di questi autori:

...e altri ancora.

 

Hoopes conclude così:

Il fenomeno del 2012 è un evento astrologico e culturale, non solo astronomico.

 

Oltre al solstizio d’inverno e l’avvicinarsi del sole al centro della Galassia Via Lattea (qualcosa invisibile a occhio nudo, che avviene ogni dicembre da più di una decade) comporterà qualcosa di poco speciale il 21 dicembre del 2012.

 

Non sono convincenti tuttavia le affermazioni che gli antichi Maya associavano a questa data di avvenimenti unici. La confusione è una proiezione di preoccupazioni attuali astrologiche su un’antica cultura da parte di chi crede sinceramente nella tradizione della Nuova Era; è soprattutto una manifestazione della cultura pop.

 

Il fenomeno del 2012è divertente e sconcertante; sconcertante perché getta sospetti sui cattedratici…

 

La percezione comune degli studiosi è stata attenuata da una serie di individui che si sono spacciati per studiosi accreditati, invece fanno parte di una speculazione infondata ed anche pseudoscientifica…

 

Il “fenomeno 2012 “ comporta un’affascinante intersezione tra l’astronomia e la cultura, perlomeno ha reso un pubblico consapevole dei calendari maya e al solstizio d’inverno…

 

Alla stregua della considerazione sui dischi volanti che aveva Jung, “il fenomeno 2012”, può essere molto più interessante, come una finestra sulla cultura contemporanea - visto che la nostra erudizione è consunta poiché, sia intenzionati o no - in un certo qual modo - la sua realtà è una rivelazione sui Maya.

La conclusione scientifica di quello che rappresenta il 2012 afferma che non ci sarà “la fine del mondo”.

 

Per far fronte, allora, a questa prospettiva bisogna accentrarsi sui menzionati ”parallelismi religiosi e mitologici" che rivelano un filo che unisce la cultura umana che possiamo esaminare e di cui possiamo godere invece di accentuare le nostre diversità e una probabile distruzione di noi stessi.