17 Marzo 2017

dal Sito Web EcoPortal

traduzione di Nicoletta Marino

Versione originale in spagnolo

 

 

 

 

 

 

 

L'Amaranto,

la pianta sacra degli Inca

sfida il gigante Monsanto.

Entrano in panico gli agricoltori degli Stati Uniti

per la presenza dell'Amaranto nelle loro coltivazioni.

La filiale americana di Monsanto

non sa che fare con l'Amaranto (Kiwicha)

che è apparsa recentemente

in migliaia di ettari di soia.

 

 

 

Per Monsanto gli Incas sono una maledizione.

 

Negli Stati Uniti, gli agricoltori hanno dovuto abbandonare cinquemila ettari di soia transgenica e altri cinquantamila sono gravemente danneggiati dalla presenza dell'amaranto, la frutta sacra degli Incas che combatte le coltivazioni transgeniche.

 

Nel 2004 un agricoltore di Atlanta ha comprovato che alcuni germogli di amaranto (kiwicha in Perù) erano resistenti al potente erbicida Roundup.

 

I campi vittime di questa invasione della "erba cattiva" erano stati seminati con chicchi Roundup Ready, che contiene un seme che ha ricevuto un gene resistente all'erbicida.

 

Da allora la situazione è peggiorata e il fenomeno si è esteso in:

  • Carolina del Sud e del Nord

  • Arkansas

  • Tennessee

  • Missouri

Secondo un gruppo di scienziati britannici del Centro per l'Ecologia e l'Idrologia, è avvenuto un trasferimento di geni tra la pianta geneticamente modificata e alcune erbe indesiderabili sul mercato come l'amaranto.

 

Questa costatazione contraddice le affermazioni dei difensori degli organismi geneticamente modificati (OGM):

fare un ibrido tra una pianta geneticamente modificata e una non modificata è semplicemente "impossibile".

Secondo il genetista britannico Brian Johnson

"basta un solo incrocio ottenuto tra vari milioni di possibilità Una volta creata, la nuova pianta possiede il vantaggio della selezione e si moltiplica rapidamente.

 

Il potente erbicida che è utilizzato qui, il Roundup, a base di glifosato e di ammonio, ha esercitato un'enorme sollecitazione sulle piante che hanno aumentato ancora di più la velocità di adattamento".

Così, apparentemente un gene che resiste agli agrotossici ha dato vita a una pianta ibrida sorta da un mix tra il grano che si suppone protegga e l'umile amaranto che diventa impossibile eliminare.

 

L'unica soluzione è strappare a mano l'erba cattiva come si faceva una volta, ma questo non è più possibile viste le enormi dimensioni delle coltivazioni di soia.

 

Inoltre, poiché hanno radici profonde sono difficili da sradicare e quindi i terreni furono abbandonati o almeno questo è quanto consigliano gli esperti americani che preferiscono danneggiare altre aree invece di cambiare coltivazioni.

 

L'amaranto o kiwicha, considerata adesso una pianta "diabolica" dall'agricoltura genetica, è per gli Inca una pianta sacra; appartiene agli alimenti più antichi del mondo.

 

Ogni pianta produce una media di 12.000 chicchi all'anno, e le foglie, più ricche di proteine della soia, contengono vitamina A e C e Sali minerali.

 

Segnali, questi, della natura: l'amaranto neutralizza la soia transgenica e gli agrotossici, e allo stesso tempo ci fornisce una pianta che potrebbe alimentare l'umanità in caso di fame.

 

Resiste alla maggior parte dei climi, sia nelle regioni secche che in quelle dei monsoni e le alte terre tropicali e non ha problemi di insetti o con le malattie, il che ci dice che non avrà necessità di prodotti chimici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Natura Contrattacca

- L'Amaranto Inca Divora i Transgenici di Monsanto -

25 Gennaio 2011

dal Sito Web PijamaSurf

traduzione di Nicoletta Marino

Versione originale in spagnolo

 

 

 

 

 

 

 

L'amaranto inca kiwicha

invade le piantagioni di soia transgenica

di Monsanto negli Stati Uniti

come se ci fosse una crociata

per farla finita con questa nefasta impresa agricola

e quindi dare un messaggio al mondo

 

 

 

In quella che sembra una dimostrazione in più della saggezza della natura che apre delle vie nuove, la specie di amaranto inca conosciuta come kiwicha è diventata un incubo per Monsanto.

 

E' curioso che questa società nota per le sue diaboliche pratiche ("Mondiabolo") ssi riferisce a questa pianta che era sacra per gli Inca e gli Aztechi chiamandola erbaccia o erba maledetta.

 

Il fenomeno dell'espansione dell'amaranto nelle coltivazioni di più di venti stati in tutti gli Stati Uniti non è nuovo, ma merita di essere ripreso in considerazione, forse per celebrare la competenza e perfino l'intelligenza di questa pianta guerriera che si è opposta al gigante dei semi transgenici.

 

Dal 2004 un agricoltore di Atlanta si è reso conto che i germogli di amaranto resistevano al potente erbicida Roundup basato sul glifosato e stavano divorando i campi di soia transgenica.

 

Il sito web di Monsanto raccomanda agli agricoltori di mescolare il glifosato con erbicidi tipo il 2,4-D che è stato proibito in Scandinavia perché canceroso.

 

E' curioso che il New York Times che più di 20 anni fa scriveva che l'amaranto avrebbe potuto essere il futuro alimento del mondo, adesso definisce questa pianta "supererba" "superweed" o "pigweed" un termine dispregiativo che riflette il concetto sull'amaranto definendola una piaga.

 

Secondo un gruppo di scienziati britannici del Centro per l'Ecologia e l'Idrologia, è avvenuto un trasferimento di geni tra la pianta modificata geneticamente e alcune erbe "indesiderate" come l'amaranto.

 

Questo fatto contraddice quanto affermano i difensori degli organismi geneticamente modificati (OGM):

che affermano che un forma ibrida tra una pianta geneticamente modificata e una non modificata è semplicemente "impossibile".

L'amaranto certamente possiede più proteine della soia e contiene inoltre vitamina A e C.

 

Intanto negli Stati Uniti si preoccupano di come eliminare una pianta resistente che supera la tecnologia di Monsanto:

si riproduce in qualsiasi clima, non è presa di mira dalle malattie e nemmeno dagli insetti per cui non ha bisogno di agenti chimici.

Non sarebbe meglio forse ascoltare questo messaggio della natura e cercare di elaborare gli alimenti di amaranto?

 

Casi come la demonizzazione dell'amaranto ci fanno pensare che l'industria alimentare cerca solo di mantenere la popolazione nel peggiore stato fisico possibile per essere così divorata da oscure corporazioni e interessi politici…